Aria malata, Legambiente bacchetta i sindaci: troppi fuori dal protocollo regionale

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Dodici giorni consecutivi di aria tossica a Milano: dicembre si conferma anche quest’anno il mese peggiore per i polmoni dei cittadini, complici le condizioni atmosferiche che hanno favorito un ristagno delle polveri sottili. La situazione, però, non è molto migliore nelle altre città lombarde, se si escludono Sondrio e i capoluoghi insubrici. Dall’inizio dell’anno Milano e Mantova hanno superato i limiti per oltre 60 giorni, quasi il doppio di quelli previsti nella direttiva europea, con concentrazioni medie annuali di PM10 tra i 30 e i 35 microgrammi per metro cubo. Questo significa che l’aria è malsana per gran parte dell’anno. Appare, dunque, davvero incredibile che i comuni non agiscano tempestivamente per applicare misure per arginare un’emergenza che ormai è diventata una costante.

Legambiente ha pertanto deciso di scrivere agli oltre 1500 comuni lombardi per sollecitare l’adesione al *Protocollo di collaborazione per l’attuazione di misure temporanee per il miglioramento della qualità dell’aria e il contrasto all’inquinamento locale* siglato da Regione Lombardia, Anci Lombardia e la Città Metropolitana di Milano: *“Non ci spieghiamo come sia possibile che, di fronte all’opportunità di dare una risposta unitaria e immediata a protezione della salute dei cittadini, il Protocollo sia stato sottoscritto da poco più di 40 Comuni *– sottolinea *Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia* – *Leggiamo in questa scelta una sottovalutazione dei gravi effetti che l’inquinamento da polveri sottili è in grado di causare e che, invece, dovrebbe spingere le istituzioni pubbliche a fare tutto quanto in loro potere per limitare i danni. Ci saremmo aspettati più coraggio da parte di Regione Lombardia per rendere obbligatorio il pacchetto di misure, invece che affidare l’intervento per contrastare l’inquinamento all’adesione volontaria da parte delle amministrazioni locali”.*

Il protocollo è uno strumento ancora parziale se si considera che le azioni scattano solo dopo diversi giorni in cui i cittadini sono esposti alle pericolose esalazioni, ma al momento rappresenta un punto di partenza per un’azione condivisa. Per rendere efficaci le misure d’intervento, è imprescindibile che il Protocollo sia adottato in maniera capillare e non a macchia di leopardo sul territorio lombardo, come se non ci fosse soluzione di continuità nell’aria tra comune e comune. Legambiente ha quindi scritto ai Comuni per chiedere di andare oltre la sottoscrizione delle direttive, invitando i propri cittadini a mettere in atto comportamenti responsabili, riducendo il più possibile l’uso dell’automobile, abbassando di un grado la temperatura del riscaldamento domestico ed evitando l’accensione di stufe e caminetti non in linea con le disposizioni in essere.

*“Non bastano i bandi sull’efficienza energetica degli edifici pubblici e per i filtri antiparticolato messi in campo da Regione. L’azione strutturale su cui la Lombardia deve puntare per combattere lo smog è l’offerta di un trasporto pubblico efficiente e confortevole: proprio quello che oggi manca e che spinge migliaia di lavoratori a muoversi con l’auto, responsabile da sola del 50% delle emissioni dovute alla mobilità” conclude Barbara Meggetto.*

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