Morti sul lavoro, Cgil: preoccupa riduzione presidi prevenzione

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Non ce l’ha fatta Francesco Milione, 58 anni, vittima di un grave infortunio lo scorso 15 novembre. Schiacciato tra la ruspa ed il muro, a Chiari, nel cantiere dove stava lavorando, è deceduto il 16 dicembre. La sua morte segue quella di Giovanni Ferrari lavoratore 66enne rimasto vittima di infortunio a pochi giorni dalla meritata pensione, e quella di Diego Botti, 47 anni, deceduto per dissanguamento dopo essere rimasto intrappolato con il braccio nel rullo trasportatore di cemento a Lumezzane all’interno dell’azienda dove era dipendente.

 

Nel 2016 gli infortuni mortali sono stati 19: un bilancio grave, non a livello del 2015 anno orribile, ma in linea con gli anni precedenti. Anzi, in rapporto al numero di ore lavorate la frequenza degli infortuni è aumentata. “Ciò nonostante – sottolineano con una nota Oriella Savoldi e Antonelli Albanese della Cgil – davanti a questa strage permane molta indifferenza e non si registra alcuna variazione in termini di maggiore impegno nelle attività di prevenzione, vigilanza e controllo. E, al contrario di quanto sarebbe necessario, per effetto della riforma delle Ats sono diminuiti i presidi del servizio di prevenzione nei luoghi di lavoro, sono calati gli addetti di tali servizi, si stanno disperdendo competenze e capacità di intervento”.

“Di fronte al ridimensionamento dei presidi e al depauperamento del servizio di prevenzione, vigilanza e controllo – continua il comunicato – risulta incomprensibile il rafforzamento della funzione di regia. Allo stesso modo desta preoccupazione la sottolineatura della direzione Ats bresciana di un sistema tutto centrato sull’assistenza decentrata nel territorio e sul paziente cronico, mentre si sta sacrificano la capacità di intervento di prevenzione sul territorio”.

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