Il bresciano Renato Gei, e quel gol del 1939 più forte della propaganda fascista

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Pubblichiamo, su gentile concessione di autori ed editore, un capitolo del libro "Brescia 110 e lode", che racconta i gol più belli della storia delle Rondinelle. Il libro, scritto dai giornalisti Marco Bencivenga e Ciro Corradini, è in vendita nelle edicole e nelle librerie bresciane. Nel capitolo che riportiamo, si racconta la storia della rete realizzata il 25 giugno 1939 contro la squadra della Reggiana. Un gol – quello di Renato Gei – che valeva la serie B, anche se le cronache dei giornali di regime in quei giorni erano più concentrati su altro…

PIU’ FORTE DELLA PROPAGANDA

All’Oratorio della Pace c’è un campo spelacchiato sul quale i ragazzini inseguono il pallone tra una lezione di catechismo e l’altra. Ci sono le suore e due bambini vivaci ed intelligenti, tra i tanti, che non riescono a star lontani dal pallone. Suor Teresa li ha in simpatia e, tutte le volte che serve del latte, manda loro due a prenderlo. In cambio, al ritorno, ecco l’agognato pallone in cuoio da prendere a calci fino a quando il tramonto non costringe i due ragazzini, Renato e «Cecco», a tornarsene a casa. Renato Gei e Francesco «Cecco» Lamberti crescono insieme nella Brescia fascista e operaia degli anni ’30. Quello che ha maggior talento, o forse un pizzico in più di fortuna rispetto al compagno, è Renato. È nato il 1 febbraio dal 1921. È agile, scattante, un attaccante nato. Ha il gol nel sangue. Anche Francesco Lamberti non è male. Ha il fisico più massiccio del difensore. Diventerà, dopo una onesta carriera di giocatore, allenatore e direttore sportivo. Renato Gei viene notato dagli osservatori del Brescia. Gioca a pallone ma intanto studia e, chiusa la scuola, viene assunto come impiegato da una ditta che si occupa di idraulica. Ma il suo mestiere, anche se allora forse ancora non lo sa, è il calcio. Nel 1938-39 il Brescia milita nel campionato di serie C girone A. Il presidente Pier Carlo Beretta ha affidato a Evaristo Frisoni il ruolo di allenatore-giocatore. Frisoni II, per non confonderlo con il fratello Berardo, nota fin da subito quell’ala scattante e capace di andare in gol con continuità. Così lo fa esordire in prima squadra il 30 ottobre del 1938 nella gara che oppone il Brescia alla squadra dell’Alfa Romeo Milano. Renato non delude le attese e firma, dopo l’iniziale doppietta di Albini, il terzo gol del Brescia, la sua prima rete con la casacca delle rondinelle. Il campionato prosegue e il Brescia è protagonista assoluto. La squadra di Frisoni II conquista l’accesso alle finali che valgono la promozione in serie B insieme a Udinese, Savona e Reggiana. Il match decisivo si gioca a Reggio Emilia il 25 giugno del 1939. Chi vince ottiene la promozione. La gara è equilibrata. Al 60’ ci pensa Renato Gei a sbloccarla. È il gol che vale la serie B. Sui giornali Nazionali del tempo però quella sfida non merita più d’un trafiletto. Maggior spazio viene invece dato alla vittoria di un altro Brescia. È la squadra della G.I.L, la Gioventù Italiana del Littorio, che si aggiudica a Roma quello stesso giorno, la finale del terzo Campionato Nazionale dei Giovani Fascisti battendo per 3 a 1 la selezione di Teramo. Pedretti, Faita, che giocherà nel Brescia, e Patti gli autori dei gol che, almeno sui quotidiani Nazionali, oscurano la rete promozione di Renato Gei.

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