Lavoratori precoci, Brescia è seconda in Lombardia

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«225.825. E’ questo il numero aggiornato dei lavoratori precoci presenti in regione Lombardia». A dirlo e? il deputato del M5S Claudio Cominardi, che ha ricevuto risposta dal Ministero del Lavoro ad una interrogazione sui lavoratori che hanno iniziato a lavorare in giovane eta? versando oltre 40 anni di contributi ma con un’eta? ana- grafica e contributiva non sufficiente al raggiungimento dei requisiti pensionistici innalzati dopo la riforma Fornero.

«Abbiamo richiesto dati dettagliati sui lavoratori precoci presenti in regione Lombardia, con suddivisioni per ogni provincia e distinzioni tra chi ha lavorato versando 40, 41 e 42 anni di contributi. Le risposte ricevute sono state inquietanti», spiega il deputato.

«La provincia di Brescia con i suoi 28.646 e? la seconda in Lombardia per numero di la- voratori che versano in queste condizioni», specifica Cominardi, «seconda solo alla pro- vincia di Milano che e? la piu? grande per numero di abitanti». Di questi, 9.288 sono lavorato- ri autonomi, 12.660 lavoratori dipendenti, 5.886 lavoratori pubblici, mentre quelli della ge- stione separata “solo” 812.

Sempre per quanto concerne la provincia di Brescia i lavoratori con 40 anni di contributi sono 14.331; i cosiddetti “quarantunisti” 9.249; mentre chi ha raggiunto i 42 anni di con- tributi ben 5.066 lavoratori.

In conclusione, i portavoce bresciani alla Camera e al Senato (Cominardi, Alberti, Basilio, Crimi, e Sorial) denunciano quanto segue. «Cio? che a noi importa sono le soluzioni. Questo Governo ha trovato decine di miliardi di euro per salvare le banche private e abbandona chi con il proprio lavoro ha reso grande questo Paese e chiede solo il diritto alla pensione dopo oltre 40 anni di lavoro».

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TOT LOMBARDIA: 225.825

110.399 40 anni contributi 72.410 41 anni contributi 43.016 42 anni contributi

TOT BRESCIA: 28.646

14.331 40 anni di contributi 9.249 41 anni di contributi 5.066 42 anni di contributi

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1 COMMENT

  1. Circa trentamila persone che, prima di lasciare questa terra, incasseranno di fatto solo una parte dei loro soldi versati nelle casse dell’INPS. Desolante constatare come la riforma Fornero abbia creato sperequazioni tra lavoratori, generazioni, ma anche tra coetanei solo per pochi anni di differenza tra l’accesso o meno ai requisiti pensionistici del momento. E poi resta sempre il confronto tra chi ha effettivamente ha versato nella casse dell’INPS e chi invece beneficia di vantaggi perversi come, ad esempio, essere stato nelle Istituzioni e negli Enti pubblici, magari solo per pochi anni e pure chi ha benficiato dei tanti vantaggi di contribuzioni figurative per innumerevoli previsioni di una normativa fuori dal tempo e dalla realtà. Giusto ricordare, come fanno i pentastellati, che si siano però trovati 20 miliardi di euro per salvare una banca privata (in teoria, ma di fatto una banca “politica”) come Monte Paschi gestita secondo le peggiori pratiche affaristiche e clientelari. Ma, vista l’aria che tira tra le benedizioni di Napolitano e la riedizione delle furbate di Renzi, sarà sempre dura risucire a…voltare pagina.

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