Profughi, a Brescia respinto il 97% delle domande. La sinistra: istituzioni razziste

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Nell’ultimo trimestre la Commissione Territoriale Asilo di Brescia si è aggiudicata un primato assoluto in Italia: ha respinto ben il 97% delle domande di regolarizzazione presentate dai profughi arrivati nelle province di Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova, territori di competenza della Commissione bresciana. A dirlo è il numero del primo febbraio di Welfare oggi, periodico dell’Osservatorio Permanente sui Rifugiati Vie di fuga, a Torino.

Un dato che fa andare su tutte le furie la sinistra antagonista bresciana perché – come spiega Gabriele Bernardi in una nota – “conferma e rafforza quel che già sappiamo da tempo: la Commissione Asilo di Brescia interpreta in maniera iper restrittiva le norme sul riconoscimento del diritto d’asilo dando un numero elevatissimo di dinieghi, ben oltre la media nazionale”.

Un dato già rilevato con la sanatoria del 2012, che a Brescia registrò una percentuale di rigetti delle domande di regolarizzazione eccezionalmente alta (attorno al 70%), più che doppia rispetto al quadro nazionale. “Salvo voler immaginare che si diano appuntamento tutti o in gran parte a Brescia i migranti e i profughi che pur avendo richiesto il titolo di soggiorno non hanno i requisiti per ottenerlo – attacca Bernardi – il ripetersi della stessa anomalia ha una spiegazione fin troppo chiara: a Brescia ancor più che nel resto d’Italia c’è un problema, che si chiama razzismo istituzionale”.

Nel mirino degli antagonisti ci sono dunque gli Enti locali, la Questura e la Prefettura, che con i loro incaricati compongono la Commissione Asilo.

“I muri per discriminare e precarizzare i/le migranti – conclude l’esponente della sinistra antagonista – non vengono rafforzati solo lungo le frontiere degli Stati governati da Trump, da Orban o da altri fascisti e razzisti più o meno dichiarati. Ce ne sono anche dentro i nostri territori. Magari hanno pure l’aspetto o i nomi di leggi, strutture, commissioni per l’accoglienza. Ma sono muri, che servono ad escludere le persone, a frammentare e gerarchizzare la società. Nel costruirli le istituzioni bresciane non sono seconde a nessuno. Anzi, sono all’avanguardia”.

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