La sfida di governare il territorio

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Sandro Belli, imprenditore e opinionista di BsNews.it
Sandro Belli, imprenditore e opinionista di BsNews.it

di Sandro Belli – Governare un territorio, una città, una provincia non è facile. Molti vincoli e molte complesse regole vanno conosciute e rispettate e, non si può dimenticare che ogni comunità presenta le proprie usanze e le proprie aspirazioni. Ma governare o, se si vuol dire, gestire un territorio vuol dire non tanto controllare che le regole siano rispettate e che tutto fluisca come è in uso che sia, ma guidare verso le innovazioni e i cambiamenti necessari, in sintonia con l ‘evolversi dei tempi. Vuol dire aver coraggio, intervenire, proporre.

In due ambiti ho provato ad avanzare proposte un po’ fuori dagli usi ed ho raccolto bonarie critiche ed accuse di utopismo, più o meno cortesi.

In un articolo di giornale ed in un successivo incontro pubblico ho cercato di trovare qualche elemento utile per dar fiducia ai negozi di città, indicando cinque possibili interventi e suggerendo  anche che una regia da parte dell’Amministrazione  pubblica possa essere veramente utile, sia nella scelta del mix commerciale di area sia nella valorizzazione dei vari siti. Gli esperti del settore e le associazioni specifiche mi hanno subito corretto: ” l’ente pubblico non può intromettersi nel mix di area… il commerciante fa ciò che vuole!” . Eppure oggi leggo sul Corriere della Sera – Milano che “..va fatto un filtro della tipologia commerciale per salvaguardare il mix di negozi e funzioni ed anche sulle categorie di prodotti: “una regia da parte  del Comune”. Cioè l’Amministrazione Pubblica dell’area, attenta e attiva, per garantire funzioni e attività proporzionate e sinergiche, ad esempio nella Galleria del Centro, svolge un compito di vera regista. Non una discrezionalità selvaggia, senza un piano ordinato e senza una seria sensibilità urbana, come in molte città, ma una vera regia ancora più utile, oggi, in un momento di trasformazione in cui, come anche nella “dodicesima Retail Innovation – Milano” si sta annunciando il passaggio o il ritorno dal grande centro commerciale al singolo negozio, ben distribuito sul territorio.
Il secondo ambito che ho toccato, raccogliendo altrettante critiche sopratutto dalla politica, è il tema del risparmio di suolo. Divenuto slogan magico ed ossessivo non solo per difendersi (a ragione) dalla speculazione edilizia ma anche per imporre divieti ed ostacoli spesso discutibili, il divieto ad ogni costo di consumare altro suolo ha impegnato varie risorse ed ha diffuso proibizioni e divieti. Nello slancio “divietatorio” pochi hanno considerato che un suolo dieci volte più ampio si dovrebbe poter recuperare dall’enorme territorio coperto da catapecchie, da capannoni in disuso, da edifici crollanti, da siti abbandonati. Certamente una gestione coraggiosa, che non si accontentasse di emanare divieti e limiti, potrebbe fare ogni tipo di pressione per far sì che le aree decrepite lascino spazio a verde o a nuova sana edilizia. Ma….è più facile vietare che trattare, più facile vietare che condividere soluzioni possibili, che convincere i proprietari privati o pubblici a ristrutturare o a demolire (quanti ruderi pubblici in città; quante “terre senza legge”  !!)….Il potere sceglie sempre la strada più comoda: vietare! A Milano (non vorrei sempre citare Milano, ma…..) il Regolamento edilizio del Comune prevede una rigida disciplina per il controllo degli edifici in disuso, onde evitare che i proprietari degli immobili li lascino in degrado urbano funzionale e ambientale ed in pericoloso abbandono, così rigida che spinge molti ad addivenire a restauri, recuperi o demolizione degli immobili stessi.
Per gestire un’area, una comunità, un territorio non si può né solo astenersi dall’intervenire per un formale e conservativo rispetto degli usi, né solo porre vincoli, divieti e limiti.

Serve il coraggio e l’autorevolezza di una forte Amministrazione che privilegi l’interesse collettivo ed offra ai cittadini il suo massimo supporto.

  • Imprenditore

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20 Commenti

  1. Non ho ben capito il senso di questa riflessione.. Che recuperare sia molto meglio che costruire è pacifico, ma i costi sono maggiori in maniera abnorme…….. Come risolvere questo problema?

  2. Andrebbe fatta una riflessione seria sul ruolo dei saggi delboniani in questa città. Il comitato esprime perfino delle belle menti, ma non è dato sapere quali proposte di questi siano state accolte, né in quanta considerazione li tenga il primo cittadino. La sensazione è che DelBono li viva quasi come un peso, come dimostra il livello medio della sua giunta: operativi, in alcuni casi anche poco operativi, che non fanno ombra al sindaco.

  3. In alcune città italiane o estere le Amministrazioni fanno ogni pressione per evitare il degrado di edifici o interi quartieri. Proposte a proprietari privati o pubblici di scambio volumi, di finanziamenti specifici, emettendo regolamenti edilizi e o sanitari stringenti tali da spingere i proprietari a ristrutturare e o demolire. Iniziative ” spintanee ” spesso efficaci ( possibili anche in Padania !)

  4. Anziché aspettare il totale decadimento dei negozi di città della Padania, mi pare meglio darsi da fare: pensare, proporre, documentarsi, operare per sostenere il commercio urbano. La dodicesima ‘Retail Innovation – Milano’ ha questo scopo. Serio, costruttivo !

  5. Belli, tutto bene finché i soldi ci sono, ma oggi che i Comuni non hanno nemmeno i soldi per tappare le buche? Utopico il suo ragionamento se portato su larga scala…. Meglio costruire ex novo come fanno in molti altri posti d’Europa. Anche perché i costi e i vincoli sono un bel freno allo sviluppo……………

  6. Interessante lo stimolo del dott. Belli, la città ha più bisogno di teste pensanti come la sua e meno bisogno di yes men delboniani e teste benpensanti.

  7. Recentemente ho incontrato in Toscana uno che aveva lavorato, in una banca in centro, sino a quindici anni fa a Brescia. Ci è tornato alla fine del 2016 e mi ha detto che vedere chiuse decine di attività storiche, conosciute e frequentate gli ha dato, su tutte, la sensazione di come e quanto siano cambiati il tessuto economico e sociale, a Brescia come tutto il Paese. Già, perchè nessuno ricorda che l’esperienza della crisi del 2008 ha cambiato e lasciato il segno in modo ad oggi irreversibile su: dinamiche di impresa, stili di vita, consumi, gestione del reddito personale e famigliare, clima di fiducia, motivazioni al risparmio ed agli investimenti. Nessuno ricorda che il Pil italiano è fermo, in valore assoluto cioè come stock, esattamente al 1998. Nessuno ricorda che il 50% della ricchezza (circa 9.000 miliardi) è però in mano solo al 10% degli italiani mentre la scala sociale si è veriticalizzata drammaticamente con migliaia di famiglia che scivolano giorno dopo giorno verso il disagio se non verso la povertà. Che il potere di acquisto di stipendi, salari e pensioni è crollato negli ultimi dieci anni, che il lavoro scarseggia, che l’indebitamento è cresciuto vertiginosamente, che la pressione fiscale è costante ed elevatissima in uno Stato che non incassa 170 miliardi l’anno dagli evasori e altri 40 miliardi dal giro della corruzione. Tutto questo per ricordare che l’Amministrazione pubblica cittadina fa complessivamente non male, con la carenza cronica di risorse, il suo dovere di rendere servizi almeno dignitosi ai cittadini. E soprattutto più di tanto non può fare per cambiare il vento che soffia molto, ma molto a sfavore per molte, troppe persone ed imprese. Belli, beato lui, non appartiene e queste persone così come la sua impresa non è una di queste imprese. E forse per questo ha molto coraggio, molto interviene e molto propone…

  8. Apriranno nuovi negozi che sulla spinta della Retail Innovation di Milano saranno efficenti luminosi attraenti con merce bellissima. Io ci andrò di sicuro e comprerò molte cose belle per la mia famiglia, poi a pagare passa Lei signor Sandro Belli?
    Pianeta terra chiama Belli…. ci sente? SONO FINITI I SOLDI! La gente se non lo sa rinuncia persino a farmaci e moltissime cure mediche, dentista per i bambini per cominciare!
    Forse in Loggia nella sua veste di saggio queste notizie non arrivano e sono più importanti le luci e balli e suonate di chitarra.
    Le famiglie hanno letteralmente consumato i risparmi azzerandoli.
    Invece di concentrarsi su come farle spendere per vedere il centro affollato e vivo provate, voi che avete ruoli pubblici, a immaginare come aiutare i giovani a trovare una strada lavorativa e professionale.
    Perchè il tempo dello shopping e delle feste spensierate è tramontato, senza denaro e senza una prospettiva la vita delle famiglie e triste anche perchè sanno che se si scende sotto una certa soglia la povertà di toglie la dignità.

  9. Vivo da 68 anni, lavoro da 43, vedo e cerco di analizzare quanto mi circonda. Ringrazio per l’ampia panoramica sulla realtà contemporanea, che conosco e che ovviamente mi preoccupa, come preoccupa gli anonimi lettori. Ciò che faccio da anni è ciò che fanno in molti. Un lavoro impegnativo, nel quale, quando possibile, introduco giovani sotto forma di stagisti, apprendisti, tesisti, o collaboratori specie in campo creativo. Quando scrivo sui giornali o negli incontri pubblici cerco di dare quei suggerimenti e quelle proposte ( spesso “fuori dal coro” ) per risolvere problemi, per creare prospettive, per dare spunti concreti dai quali, signor Roberto, si possono ottenere buoni risultati. Nello staff del sindaco dico ciò che penso, senza pensare di essere né tuttologo, né potente, né onnirisolutore

    • Caro Sandro, sappiamo che Lei è una persona colta, preparata e soprattutto per bene. Non deve aggiungere una riga di commento. Ma, purtroppo, quelle che Lei spesso immagina e ci fa intravvedere con tanto entusiasmo, sono soluzioni che si scontrano spesso con una realtà un po’ diversa da quella che Lei configura. Basta “sfogliare” qualche sito statistico per rendersi conto, ad esempio, che i processi di deregolamentazione, sanatorie, condoni, indulti in Italia sono e sono stati da sempre molto pericolosi: aprono strade, anzi autostrade, a chi si nutre di illegalità, sommerso, lavoro nero, evasione, elusione, cemento selvaggio, devastazione dell’ambiente, corruzione e via di questo passo. A chi, insomma, fa proprio dell’indebolimento o azzeramento di regole e controlli il presupposto di un personale business avido, illegale e sconfinato. Alcuini vincoli, divieti, limiti sono invece assai blandi in questo malandato Paese e lo sanno bene proprio le decine di migliaia di stranieri che scelgono l’Italia non per lavorare o affrancarsi dal bsogno, ma solo per delinquere. Calma, molta calma su certi temi…

  10. x stradivarius: Meglio peccare di utopia che di banalità come fanno in tanti oggi. Il dibattito politico è davvero morto a Brescia. Colgo i limiti della riflessione di Belli, stavolta un po’ fumosa, ma apprezzo il suo impegno per stimolare la discussione…

  11. Frasi telegrafiche di sub politica, qualche gradito complimento, ma, come spesso capita, nessun intervento sui temi precisi, da parte dei soliti anonimi. 1- può o addirittura deve il Comune intervenire sul mix commerciale di zona per garantire ai cittadini completezza di servizio, evitando doppioni inutili o vuoti clamorosi ? Il Comune di Milano che, come leggo, prova a guidare la distribuzione dei negozi e dei servizi mi pare stia facendo un buon lavoro. 2- meglio avere un immobile decrepito sul quale devo pagare tasse, che devo garantire che non crei danni, che mi costa di manutenzione obbligatoria, oppure l’ente pubblico può far una proposta volta a ” far spazio” ad es. demolendolo e quindi non ” consumando suolo “in altro sito ?? Può esser utile uno scambio di volumi ?

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