LETTERA. L’inglese? Gli enti pubblici si ricordino che non è la nostra lingua

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sono un vecchio cittadino (a me piace il termine “vecchio”; sa di legno duro, di sasso scavato, di fieno riposto; mentre “anziano”, che piace ai più, sa di ammuffito) e, dei tanti problemi che ha la nostra Brescia, ho scelto di interessarmi dei minimi. A suo tempo mi sono occupato di quei bei cavalli neri che si pavoneggiavano ogni tanto sul Corso Zanardelli, con notevole costo per le casse comunali. Ora mi dicono, ma di certo non per merito mio, che sono stati pensionati e son contento per loro. E per le casse comunali.

Questa volta mi interesso di un altro argomento minimo: l’uso  che fanno i vari enti di matrice comunale della lingua inglese nella loro attività di comunicazione. Purtroppo io non conosco l’inglese; conosco il teatro di Shakespeare solo attraverso la traduzione di Cesare Vico Lodovici e i suoi sonetti li ascolto sola dalla bella voce di Stefano Accorsi, ma non è per questa mia ignoranza che trovo fuori luogo l’uso del solo inglese nella comunicazione istituzionale. Mi riferisco soprattutto, ma non solo,  a Brescia Mobilità. Leggere, nelle stazioni della metro, gli auguri di Natale solo in inglese mi ha fatto tristezza, anche se capisco la necessità degli addetti alla comunicazione di quella azienda di far sapere al pubblico che sono stati a Londra almeno un paio di fine settimana. Signor Direttore, non mi dilungo; spero solo che i responsabili ci ragionino.
La ringrazio per l’attenzione e le invio i migliori auguri di buon lavoro.
Elio Marniga

 

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3 Commenti

  1. Francamente che il problema sia quello opposto: troppo pochi bresciani parlano correttamente l’inglese e lo capiscono. Siamo provinciali in tutto.

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