Investimenti e innovazione, Italia tra luci e (molte) ombre

L'Italia è agli utlimi posti per innovazione e investe poco sulle startup, ma la voglia di investire nel nuovo non manca e il trading on line è in crescita

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Investimenti
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L’Italia? Tra i paesi più innovativi del mondo e d’Europa purtroppo non c’è. A decretarlo sono stati, ancora una volta, l’Insead (Institut Européen d’Administration des Affaires), la Cornell University e la Wipo (World Intellectual Property Organization) che dal 2008 pubblicano una classifica chiamata Global Innovation Index. Un elenco in cui il Belpaese non compare ai primi posti, ma nemmeno nei primi dieci e nei primi venti. Nel 2016 l’Italia era in 29esima posizione nei diversi parametri analizzati dai ricercatori delle tre realtà. Un risultato quasi drammatico, se paragonato alle dimensioni dell’economia italiana, che fa il paio con un altro dato – non certo incoraggiante – diffuso nelle ultime settimane.

INVESTIMENTI E STARTUP

Nei primi sei mesi del 2017, infatti, in Italia si è registrata la prima decrescita per quanto riguarda gli investimenti in startup, che si sono fermati a quota 750 milioni di euro. Un valore in controtendenza rispetto all’ultimo triennio, ma anche rispetto ai paesi europei più avanzati. Come si spiega? Non certo con la mancanza di proposte concrete da parte dei privati (Brescia, da questo punto di vista, è uno i luoghi di eccellenza, essendo la patria di TalengGarden: spazio di coworkin e incubatore di talenti già esportato in tutta Italia e in dviersi paesi del Continente), che molto spesso trovano fondi e successo all’estero. La risposta al quesito è quasi scontata: evidentemente la filiera delle startup italiane non è stata adeguatamente incentivata dai governi che si sono alternati negli ultimi anni, anzi: come spiegato da Riccardo Luna (giornalista, già direttore di Wired e digital champion italiano) “ci sono stati veri disincentivi: negli ultimi 4 anni la tassazione sul capital gain (cioè sui guadagni dalle vedite delle azioni, ndr) è cresciuta dal 12.50 per cento al 26 per cento”. E non è vero che gli italiani abbiano una scarsa propensione all’investimento (economico e finanziario): semplicemente – come tutti gli investitori – sono molto attenti alla resa.

INVESTIMENTI ON LINE

In questo quadro, però, continua a crescere il numero degli italiani che fanno trading on line. Secondo i dati diffusi da Come Fare Trading, infatti, più della metà degli italiani che ha un conto corrente on line si affida all’home banking per fare operazioni finanziarie. Numeri decisamente significativi (il valore esatto supera il 54 per cento), e – soprattutto – in netta crescita che testimoniano uno scollamento anche su questo versante

Ancora in pochi, certo, sono quelli che si affidano a formule speculative e piuttosto rischiose come il Trading Binario la compravendita di titoli finanziari in tempi molto ristretti (in alcuni casi anche 60 secondi…) per speculare sui mercati non riscuotendo in Italia lo stesso successo dei Paesi anglosassoni. Ma è in crescita il dato di coloro che vogliono fare , puntando tutto sui rendimenti e sulla possibilità di fare investimenti on line h24. Gli ultimi dati su cui gli investitori on line segnalano movimenti di particolare interesse sul cambio euro/dollari, sulle criptovalute (come Litecoin), sui titoli bancari (in particolare le big) e su alcune materie prime (petrolio, palladio e gas naturale). Anche se in questi settori non è possibile improvvisarsi investitori, tanto meno di breve periodo, se non a rischio di rimanere scottati.

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