Le limonaie del Garda sono “ufficialmente” candidate a entrare nel Patrimonio dell’umanità. Dopo il recente riconoscimento delle mura di Bergamo e di Peschiera, infatti, torna alla ribalta la richiesta di inserire nell’elenco Unesco anche le caratteristiche costruzioni che costeggiano la sponda bresciana del lago salendo verso nord, un’ipotesi di cui si parlò per la prima volta intorno agli anni Novanta.
A rivelarlo al quotidiano Bresciaoggi è stato il sindaco di Limone del Garda Franceschino Risatti. “Ci stiamo lavorando sottotraccia da quasi due anni – ha detto Risatti al quotidiano di via Eritrea – insieme alla Comunità Montana, e ai Comuni di Gargnano e Tignale. L’ambizioso traguardo è più vicino di quello che si possa pensare: oltre a San Daniele Comboni, non è escluso di trovare sul cammino qualche altro santo in paradiso. Noi siamo sicuri che le limonaie hanno le carte in regola per diventare patrimonio dell’umanità”.
Il sistema turistico delle limonaie del Garda, lo ricordiamo, è già una realtà da anni. Alla metà del XIX secolo, sul Benaco, erano quasi 50 gli ettari destinati alla coltivazione degli agrumi, con una media di quasi 20 milioni raccolti. Poi la graduale contrazione, che ha praticamente cancellato la coltivazione per fini commerciali e portato alla conseguente valorizzazione turistica delle suggestive costruzioni a terrazze. La limonaia del Castèl di Limone, aperta al pubblico nel 2004, lo scorso anno ha avuto ben 186 mila visitatori. Ma interventi significativi di recupero sono stati effettuati negli ultimi anni anche a Gargnano e Tignale, dove sta per essere inaugurato alla limonaia del Prà de la Fam un polo eco-museale.