Niente farmaco? Il tribunale toglie 4 figli a una coppia. Ed è polemica

Non vuoi lo psicofarmaco? Ti porto via i figli. Sarebbe questo l'epilogo della delicata vicenda accaduta a Brescia nell'ultimo anno e "denunciata" dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani

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Non vuoi lo psicofarmaco? Ti porto via i figli. Sarebbe questo l’epilogo della delicata vicenda accaduta a Brescia nell’ultimo anno e “denunciata” dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus con una lunga e intricata nota inviata a i giornali.

I bambini – secondo quanto riferito – sarebbero stati allontanati in seguito al rifiuto dei genitori di somministrare uno stabilizzatore dell’umore al figlio maggiore. Una vicenda iniziata nel 2016, quando i genitori – “in seguito ad un calo dei voti scolastici” – avevano ritirato il figlio dal centro diurno che frequentava per curare una diagnosi psichiatrica di disturbi della condotta e della sfera emozionale. A questa sarebbero seguite la “minaccia” di perdere  i bambini e una segnalazione al tribunale dei minori, in cui si parlava anche della mancata somministrazione dei farmaci.

I genitori, convocati dal tribunale, non si sono presentati per ben due volte (per entrambi i casi la nota parla di “un errore dell’avvocato, che omette di comunicare alla famiglia”). Quindi il giudice, di fronte alla latitanza dei genitori, ha ordinato l’allontanamento dei bambini dalla famiglia: non solo del ragazzo “malato” ma anche gli altri tre bambini, che vengono anche separati (il più grande a Verona e gli altri tre a Brescia).

Una vicenda molto complicata e senza dubbio con pesanti implicazioni. Per questo il comitato critica “una decisione così grave e invasiva, come la disintegrazione di una famiglia e la violazione degli affetti familiari, decretata senza alcun fatto grave e accertato, ma sulla sola segnalazione dei servizi che, paradossalmente, è stata di recente superata”, visto che “nella loro ultima relazione i Servizi Sociali riferiscono il parere della neuropsichiatra, secondo cui ‘al momento non sarebbe necessaria per lui alcuna terapia farmacologica’”, nonostante “le difficoltà relazionali dei/con i genitori che «sarebbero ascrivibili ai problemi psichiatrici del padre e ai “tratti paranoidei” della madre»”.

“Non ci sono maltrattamenti né pregiudizi accertati sui bambini”, attacca Mariella Brunelli, Responsabile del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per l’area di Brescia, “mentre il riferimento ai presunti problemi psichici dei genitori appare quantomeno campato per aria: il padre avrebbe sofferto di depressione parecchi anni fa ma poi ne è uscito, mentre non risultano diagnosi di sorta nei confronti della madre. Si tratta di un film già visto: le cosiddette diagnosi psichiatriche, come documentato in maniera definitiva nel celebre esperimento di Rosenhan, non sono sostenute da alcun esame oggettivo e sono caratterizzate da ampi margini di discrezionalità e soggettività. Non dovrebbero avere valore di prova nelle aule dei tribunali, tantomeno quando siano in gioco il bene, l’unità e la serenità di una famiglia con bambini piccoli.”. Da qui la richiesta al tribunale di riesaminare la vicenda.

Il Comitato ha redatto un appello al sindaco sottoscritto da 200 sostenitori. Mentre la famiglia ha  deciso di rivolgersi all’avvocato Francesco Miraglia del foro di Roma. L’avvocato ha chiesto immediatamente un incontro con i servizi per capire qual è il progetto per i bambini. E un primo risultato, intanto, è stato ottenuto: i genitori non vedevano i bambini da un mese e mezzo, ora finalmente l’assistente sociale si è rifatta viva e ha organizzato un incontro con i bambini.

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