Le condanne sono tutte da confermare, senza sconti. A chiederlo è stato stamane il sostituto procuratore generale Paolo Volpe nella requisitoria del processo d’appello per l’omicidio di Francesco (Frank) Serramondi e della moglie Giovanna. La coppia era stata ammazzata a fucilate mentre si trovava al lavoro nella propria pizzeria da asporto a Brescia, a ridosso della Mandolossa, l’11 agosto del 2015.
In primo grado, per l’assassinio, erano stati condannati all’ergastolo il pakistano Mohammad Adnan e l’indiano Sarbjit Singh, esecutori materiali del delitto (dopo una nottata trascorsa a Mairano in circostanze ancora da chiarire del tutto). Mentre a 20 anni era stato condannato l’indiano Santokh Singh, che aveva contribuito in maniera determinante alla realizzazione dell’omicidio. Sei anni, ancora, erano stati dati a Gurjet Singh per aver fornito le armi e cinque anni e quattro mesi per ricettazione a un altro indiano: Jasfir Lal.
Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, il figlio – tornato a sfornare pizze nell’esercizio dove sono morti i coniugi Serramondi – era presente in aula una t-shirt con la fotografia dei genitori.
Vicenda terribile