Giornalismo a rischio: in Italia 427 cronisti minacciati nel 2017

Il nostro Paese, sempre secondo il rapporto di RsF, si trova al 52esimo posto per libertà di stampa a livello mondiale: una posizione non onorevole. Sei giornalisti italiani vivono ancora sotto scorta per aver ricevuto minacce di morte da parte della mafia o di gruppi terroristici

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Di giornalismo si muore, o comunque si vive a rischio. Secondo l’ultimo rapporto di Reporters sans frontières, nel 2017 nel mondo sono stati uccisi ben 65 giornalisti: un dato in leggero calo rispetto al 2016 (quando i decessi erano stati 79), anche se la decrescita si spiga soprattutto con il fatto che molti reporter hanno deciso di abbandonare le zone più pericolose.

Nel mondo il Paese più a rischio è la Siria, con 12 morti lo scorso anno. Ma in Messico, dove non ci sono guerre, se ne sono registrati ben 11. Seguono Afghanistan, con 9 decessi, Iraq con 8 e Filippine con 4. Numerosissimi sono anche i casi di giornalisti incarcerati per aver scritto notizie scomode al regime di turno (262). Nella sola Turchia, dopo il colpo di stato del 2016, sono stati incarcerati in 150, tra reporter e blogger. Ma in Cina gli operatori dell’informazione detenuti sono stabilmente più di 100.

L’Italia, ovviamente, presenta uno scenario completamente diverso. Ma non mancano le criticità.  Il nostro Paese, sempre secondo il rapporto di RsF, si trova al 52esimo posto per libertà di stampa a livello mondiale: una posizione non onorevole. Sei giornalisti italiani vivono ancora sotto scorta per aver ricevuto minacce di morte da parte della mafia o di gruppi terroristici. Ma complessivamente sono stati ben 427 i giornalisti che hanno ricevuto intimidazioni nel 2017.

(articolo in collaborazione con Giornalistisocial.it)

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