Trenord, i grillini chiedono le dimissioni dell’ad

L'accusa: Farisè, l’Amministratore Delegato di Trenord, è la prima che deve dare le dimissioni. L’azienda perde oltre 40 milioni di euro in un anno per le migliaia di treni soppressi

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Il tabellone dei ritardi del treno questa mattina alla Stazione di Brescia
Il tabellone dei ritardi del treno alla Stazione di Brescia (foto d'archivio)

“Farisè, l’Amministratore Delegato di Trenord,  è la prima che deve dare le dimissioni. L’azienda perde oltre  40 milioni di euro in un anno per le migliaia di treni soppressi e regala centinaia di premi ad alcuni dipendenti indicati dai vertici dell’azienda. In un paese normale si starebbe già occupando d’altro, e non certo dei treni dei lombardi. Non bastano le carrozze bestiame, i ritardi e gli incidenti sulle linee: i premi ai dirigenti sono un insulto ai pendolari. Con noi al Governo della Lombardia Farisè non durerebbe mezza giornata a fare da amministratore delegato”.

A dirlo è stato Dario Violi, candidato del M5S a Presidente della Regione Lombardia, che ha commentato così la situazione dei trasporti su ferrovia in Lombardia, prendendo di mira l’ad di Trenord.

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3 Commenti

  1. Dire che lavorano è un conto. Dimostrarlo è un altro. Se guardiamo alla qualità del trasporto ferroviario, soprattutto quello regionale e locale (maggiormente usato dall’utenza più debole e per necessità) qualche dubbio che le cose non funzionino ti viene. E questo non solo dopo il fatto tragico accaduto. Per cui, se il lavoro di questi dirigenti ha partorito un servizio del genere, bisogna anche pensare che vengano retribuiti in base al servizio reso, oppure che vengano rimossi e sostituiti da persone che lavorino per obiettivi (con la relativa retribuzione agganciata a questi). D’altronde il ruolo dirigenziale deve essere slegato dalle logiche del posto sicuro, del dipendente, del timbrare il cartellino, dello stipendio e dalle logiche di partito…. Ma qui casca l’asino perchè siamo in italia e tutto si fa tranne soddisfare il cittadino….

    • Aggingo che molte delle retribuzioni dirigenziali con componente variabile in funzione degli obiettivi e non delle competenze (sistemi MBO) sono spesso nel comparto pubblico pressochè “automatiche e garantite”, essendo appunto gli obiettivi talmente generici, semplici e facili da raggiungere da risultare quasi ridicoli. Ma gira così anche perchè i mangaer (o presunti tali) del settore pubblico siedono ai vertici spesso per nomina esclusivamente politica, cioè a prescindere dai curricula, dalle conoscenze e dalle professionalità effettivamente espresse. Altro buco nero all’italiana che in alcuni settori, come appunto quello dei trasporti, mostra a valle tutti i limiti di ciò che si decide a monte.

      • Esatto. I consensi infine si generano sui favori e la spartizione dei posti pubblici. Alla gente comune infine non rimane che votare ciò che il potere (tutto) impone, non chi civicamente ha agito per la gente (destra o sinistra non cambia nulla, se non qualche privilegio per alcuni a scapito di altri), con qualche buffone (con dietro volpi e corvi) che trascina a sè le masse (e i relativi voti) illudendole in un futuro migliore. Nè più nè meno come ha sempre fatto e fa la chiesa cattolica e i suoi corvi neri.

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