Cammarata (Pd): ecco perché mi candido in Loggia | L’INTERVISTA

Il presidente uscente della Fondazione Asm annuncia a BsNews.it parla delle prospettive di Brescia e annuncia che si candiderà alle elezioni amministrative di giugno con il Pd

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Roberto Cammarata, Pd
Roberto Cammarata, Pd

di Andrea Tortelli – Da anni si parla di lui come di una delle colonne del Pd bresciano del domani. Oggi, dopo una lunga esperienza amministrativa, Roberto Cammarata è alla guida della Fondazione Asm, il braccio sociale (culturale e ambientale) dell’ex municipalizzata di via Lamarmora che ogni anno eroga al territorio circa 850mila euro.

Ma alla scadenza del mandato – che coinciderà con il voto per la Loggia –  per Cammarata è già scritto il ritorno alla passione più grande, la politica. Con l’auspicata elezione in Loggia e – in caso di vittoria del centrosinistra – un posto nell’esecutivo cittadino. Ne abbiamo parlato con lui in un’intervista esclusiva…

DOMANDA – Con la Fondazione, in questi anni, si è occupato di sociale, cultura e ambiente. Qual è il bilancio?

RISPOSTA – Per me è stata un’esperienza molto positiva, perché mi ha permesso di conoscere più a fondo la città e di stabilire nuove relazioni con i soggetti più attivi sul fronte sociale e culturale. In questi tre anni abbiamo lavorato molto per ridefinire il ruolo della Fondazione, per fare in modo che non fosse solo un “bancomat” del territorio, ma uno stimolo per la creazione di reti e lo sviluppo di nuove progettualità. Per questo sono state riviste le procedure di valutazione e il regolamento di assegnazione dei fondi, rendendolo meno discrezionale e introducendo nuovi criteri che incentivassero i richiedenti a rendersi autonomi dal nostro contributo attraverso lo stimolo a trovare nuove fonti di finanziamento extralocali che portassero anche risorse aggiuntive sul territorio. Poi abbiamo cercato di assumerci responsabilità dirette in alcuni progetti strategici, come quello del Moca. Un progetto lungimirante, a cui abbiamo contribuito con convinzione e che ora necessita di essere messa a regime: questo, secondo me, deve essere uno degli obiettivi prioritari della nuova amministrazione cittadina.

D – Nessun rammarico?

R – Più che un rammarico è una sfida che considero aperta. Mi piacerebbe veder realizzata l’idea di 2000 Miglia: un grande evento sulla mobilità elettrica, sull’efficientamento energetico, sulle rinnovabili e sulle tendenze future, che deve coinvolgere privato e pubblico nel definire una visione strategica in questo settore. Di cui Brescia può essere guida.

D – Lei è anche nel consiglio di Brescia Musei. Come vede la sfida del dopo Minini?

R – La Fondazione è ora il braccio operativo della Loggia nel settore culturale, diventando non solo l’ente di gestione dei musei, ma una realtà dedicata alla promozione e alla produzione culturale con esempi come la riapertura della Pinacoteca e la mostra di Tiziano. A differenza di altre realtà – come la Camera di Commercio e la Fondazione Cab, chge hanno fatto un passo indietro – la Fondazione Asm ha deciso di crederci e la centralità assunta oggi da Brescia Musei è la testimonianza di un successo. Adesso credo sia arrivato il momento di aprire le porte ad altre presenze – penso a realtà come la Provincia, il Teatro Grande e il Ctb, ma anche al mondo dell’associazionismo culturale – per fare un ulteriore passo in avanti. Ma ne discuteremo dopo il voto, visto che nell’occasione rimetteremo i nostri mandati nelle mani del sindaco.

D – Anche il mandato del Cda della Fondazione Asm terminerà dopo le elezioni. Il suo curriculum on line – 16 pagine – parla di Filosofia, Sociologia e molto altro. Cosa farà Roberto Cammarata “da grande”?

R – La mia priorità è continuare il mio percorso lavorativo e di ricerca nell’università. Ma mi piacerebbe riformulare il mio impegno pubblico direttamente nell’amministrazione cittadina. Dopo aver visto gli stessi processi da prospettive differenti, vorrei riversare il patrimonio di esperienze e relazioni che ho messo a frutto in Loggia. Per questo – se l’assemblea cittadina mi darà il suo via libera – a giugno mi candiderò alle elezioni Comunali.

D – Su quali temi punterà?

R – Nei miei 15 anni di presenza pubblica ho puntato soprattutto su ambiente e cultura, cercando di unire questi due temi. Così abbiamo cercato di fare qualche anno fa con l’Ambient Festival, un’iniziativa che parlava di sostenibilità legandola alla dimensione artistica. Mi piacerebbe continuare a lavorare su questo fronte. Ma ritengo che anche la scuola sia oggi un tema cardine: la messa in sicurezza degli edifici e la formazione sono due priorità di cui non si potrà non tenere conto.

D – Il suo nome è circolato anche come possibile assessore all’Ambiente per il dopo Fondra, insieme a quello di Miriam Cominelli.

R – A Del Bono ho dato la mia disponibilità a impegnarmi nel ruolo che lui, eventualmente, riterrà più opportuno. Di certo, come dicevo, l’ambiente è un tema che sento mio, se coniugato con l’energia e l’innovazione. Anche nella stesura del programma del Pd – di cui coordino il tavolo di lavoro con Romano – abbiamo voluto legare questi temi. L’innovazione non è solo connettività. La città del domani sarà smart se sarà anche sostenibile e ci sono tre asset fondamentali su questo fronte: il teleriscaldamento, la metro e il termoutilizzatore. Il Tu, in particolare, non deve essere visto come il “simbolo del male”, ma come un’opportunità – oggi – per costruire – domani – una città più efficiente che non abbia più bisogno di un inceneritore.

D – L’ambientalismo rimane però un tema scottante a Brescia. Come si supera la conflittualità che si registra su questo fronte?

Come accennavo, ritengo che la conflittualità si possa superare soltanto generando la consapevolezza che il termoutilizzatore può essere la molla di un percorso virtuoso che porti a costruire un nuovo modello di sostenibilità urbana. Il Tu – con il teleriscaldamento e il teleraffreddamento – può diventare davvero il perno della nuova smart grid termica di Brescia. La priorità è sostituire il carbone e le fonti fossili, altamente inquinanti, puntando sempre di più anche sulle fonti rinnovabili come il fotovoltaico. Nel futuro del mondo e del nostro Paese la quantità di energia disponibile non sarà più un problema: cambierà il modello e anche l’ambientalismo sarà costretto a mutare il suo approccio alle questioni. Per questo l’amministrazione di Brescia deve aprire un dialogo con il mondo ambientalista per condividere gli obiettivi di fondo e, sulla base di quelli, valutare come si possono utilizzare gli strumenti a disposizione: tra questi oggi c’è senza dubbio il Tu, che in futuro potrebbe non esserci più se apriremo nuovi scenari. Il compito del Comune è prefigurare gli scenari e guidarli. La politica – e il Pd in particolare – deve tornare ad essere protagonista nella costruzione degli scenari futuri, cosa che a Brescia sta già ben facendo con l’amministrazione Del Bono.

D – Il Pd… Lei non è annoverabile nel giro dei renziani, ma nemmeno in quello della sinistra bragagliana. Come si colloca in questo nuovo scenario in cui il sistema di leadership di Renzi è caduto o vive comunque una forte crisi?

D – Io credo sia caduto. Nella prima fase guardavo con un certo interesse al suo progetto, anche se non mi sono mai schierato tra i sostenitori, perché ne intravedevo alcuni punti critici sul fronte dell’atteggiamento. Il voto di un mese fa rappresenta di certo uno spartiacque. Nell’epoca renziana il Pd si è declinato come un partito soft, di una sinistra soft, orientato a un liberismo soft, a un europeismo soft e anche a un populismo soft. Un ministrone che ha determinato una perdita di identità politica, perché gli elettori non hanno capito cosa eravamo diventati. Il tema della rappresentanza, oggi, va riaffermato: il partito deve tornare a rappresentare chiaramente una parte, uscendo dall’illusione di poter rappresentare tutti. Servono idee forti e doppiamo riappropriarci dei temi del lavoro e dell’inclusione sociale, che è ben diversa dall’assistenzialismo, ponendoci in maniera alternativa all’identitarismo sovranista della Lega. Ma anche ai 5 Stelle, il cui libro dei sogni non è economicamente sostenibile. Loro come simbolo hanno scelto le stelle che richiamano la qualità delle strutture alberghiere. Noi – mi sia concessa la battuta – dovremmo essere il partito della A+++, come la classe energetica degli elettrodomestici. Unendo qualità a sostenibilità.

D – Dunque si sente equidistante da Lega e M5S? Per vincere al ballottaggio Del Bono potrebbe aver molto bisogno del voto grillino…

Affatto. Sono lontano da tutti populismi, siano essi di tipo identitario o di tipo protestatario e assistenzialista, ma dalla Lega mi separa una distanza siderale. Dei cinque stelle non condivido il movimentismo e la dimensione aziendalista. Alcune istanze grilline, però sono le nostre. La capogruppo del M5S in Loggia, Laura Gamba, ha recentemente criticato il Pums affermando che è poco coraggioso sul fronte della mobilità elettrica. A lei dico che questa questione è una delle mie priorità da sempre. Con la Gamba e gli iscritti del Movimento 5 Stelle c’è la possibilità di costruire percorsi di ascolto, ragionando insieme sul presente e sul futuro. Non parlo di alleanze, ma di un confronto per individuare insieme alcune priorità.

D – Torniamo al Pd. A Brescia quasi tutte le posizioni apicali del partito sono oggi nelle mani di ex democristiani, la sua candidatura in Loggia punta a dare nuova rappresentanza a un mondo oggi passato un po’ in secondo piano? Penso alle istanze simboleggiate negli ultimi anni da figure come Franco Tolotti e Gianbattista Ferrari, che lei ben conosce…

R – Non mi interessa rappresentare qualcosa del passato, né aree o correnti. Ritengo però sia importante dare rappresentanza a un mondo – quello laico e progressista – che rischia oggi di perdere un ruolo diretto nelle istituzioni. Tolotti e Ferrari sono stati fra i miei maestri. Mi piacerebbe declinare oggi quegli insegnamenti ricevuti con un respiro alto, guardando a una cultura politica che va da Rosselli a Bobbio. Oggi quel tipo di cultura rischia di restare schiacciata tra logiche correntizie e moderatismo, mentre io credo ci sia bisogno di nuova radicalità, che unisca le istanze del socialismo liberale e del cattolicesimo sociale. A partire dalle istituzioni locali, che possono essere il punto di di rilancio di una prospettiva politica.

D – Socialismo liberale, cattolicesimo sociale e Loggia. Sembra quasi un richiamo a quello che potremmo definire il “Corsini 1″…

R – Corsini, da sindaco, ha saputo rappresentare una parte della città: ha creato le condizioni perché il centrosinistra esercitasse un’egemonia culturale. Del Bono ha costruito nuove condizioni per stabilizzare questo sistema e rilanciarlo. Da qui dobbiamo ripartire: offrendo ai cittadini bresciani un’idea di futuro.

CHI E’ ROBERTO CAMMARATA? LA BIOGRAFIA

Cammarata, vive a Nave ed è sposato con rito civile con Sandra. Ha due bambine: Maya (dalla sua passione per l’America Latina) di 10 anni e Nilde (un tributo alla Iotti) di 7. Laureato in Scienze politiche con una tesi su “Prospettiva indigena e diritti umani in America Latina”, fa il ricercatore in Filosofia politica all’Università di Milano e insegna, nello stesso ateneo, Analisi del linguaggio politico e Globalizzazione del diritto e pluralismo giuridici.

Politicamente ha preso la prima tessera nel 1996: quella del Pds, seguendo successivamente tutte le evoluzioni del partito (Ds e Pd). E’ stato eletto come consigliere di circoscrizione di Brescia (la Seconda, da indipendente)  nel 1994. Quindi è subentrato in Loggia a Franco Tolotti per un anno (2008-2009) ed è diventato consigliere provinciale (dal 2009 al 2014).

Nel 2015 è stato indicato da Del Bono come presidente della Fondazione Asm. Contemporaneamente è entrato nel consiglio di amministrazione di Brescia Musei. E dal 2017 fa parte del consiglio di Assifero, l’ente che raggruppa tutte le fondazioni di erogazione sia di comunità sia aziendali, presieduto da Felice Scalvini. “Tutti servizi a titolo completamente gratuito”, tiene a precisare.

Tra le sue grandi passioni i viaggi e il cinema: dal 1995 coordina le attività dell’associazione culturale Detour.

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2 Commenti

  1. Laura Gamba e gli iscritti pentastellati come interlocutori per individuare comuni priorità, dice Cammrata ? E’ la conferma che qualche male di pancia (sul voto d’opinione, ma certo di clientela ) circola nel centrosinistra in vista del ballottaggio. Fatto salvo che la brava Laura non si ricandida e, assai più clamorosamente, sembra poprio voglia dire addio a qualsiasi ulteriore esperienza politica, mentre gli iscritti pentastellati locali sono pochissmi, invisibili e pure parecchio attraversati da malumori interni: poco più di un’armara Brancaleone. La riprova ? Benchè il Movimento abbia a Brescia ottenuto un lusinghiero 17% il 4 marzo, ci sono enormi difficoltà a reperire ad oggi 25 persone di buona volontà disponibili a candidarsi alle comunali. I plenipotenziari pentasetellati storici, su tutti cito Crimi ad Alberti, farebbero bene a darsi da fare anzichè transitare a Brescia per qualche frettolosa, indecifrabile benedizione (come quella del candidato Sindaco Ghidini) in riunionicine da bocciofila di provincia.

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