Bimba morta per un’otite, l’Ordine dei medici: rispetto per chi tutela la salute

Rispetto per i medici indagati. E per tutti i medici. A chiederlo è una nota inviata oggi dall'Ordine dei medici di Brescia, guidato da Ottavio Di Stefano, che interveniene così sul caso della piccola Nicole, la bambina di soli 5 anni morta in seguito alle complicazioni di un'otite

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Rispetto per i medici indagati. E per tutti i medici. A chiederlo è una nota inviata oggi dall’Ordine dei medici di Brescia, guidato da Ottavio Di Stefano, che interveniene così sul caso della piccola Nicole, la bambina di soli 5 anni morta in seguito alle complicazioni di un’otite dopo essere passata per diversi ospedali della provincia di Brescia. Gli organi della piccola, lo ricordiamo, sono stati donati. Mentre sul caso la magistratura e l’Ats hanno aperto un’inchiesta.

IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO

In ricordo della piccola Nicole, la bambina mancata lo scorso 5 marzo all’Ospedale dei Bambini di Brescia – per l’accertamento di quanto accaduto sono in corso le indagini della magistratura – il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia, vicino al dolore della famiglia, per voce del presidente, dottor Ottavio Di Stefano, esprime quanto segue.

«Rispetto per chi perde una persona cara, rispetto che diventa compassione, intesa come partecipazione al dolore dell’altro, quando il dramma spezza le vite come la perdita di un figlio, rispetto che non ci consente di entrare nel merito della vicenda sulla scomparsa della piccola Nicole.

Il merito va studiato, indagato, chiarito, ed è giusto che sia così.

Riusciamo perfino a comprendere che indicare una ipotetica causa evitabile e “presunti colpevoli” possa, non attutire, ma distogliere per un attimo dal dolore: per un attimo, perché la sofferenza della disperazione ricomparirà inaccettabile.

Per tutti noi, per tutta la comunità medica è un colpo durissimo. Le nostre poche o quasi certezze dettate dall’esperienza, dallo studio, dall’impegno svaniscono e, che ci si creda o meno, ricompare l’intimo rapporto con il nostro stesso essere genitori.

I media: i media propongono le notizie con cronache serie e meno serie. E’ il loro lavoro.

Molti, però, che hanno facilità di accesso ad un microfono e al dibattito anonimo sui social, senza documentazione alcuna, emettono giudizi dettati solo dall’incompetenza, perché questa è la notizia che “buca”. Che fare se non ignorarli.

E c’è una frase, purtroppo ripetuta, che non è vera: “non si può morire di…. nel 2018”.

Anche “riconosciuti intellettuali” nel recente passato si sono sbilanciati in analisi che partivano da questo presupposto. Reazioni imprudenti smentite dalla valutazione reale dei fatti.

Nel 2018 la medicina non “cura e guarisce tutto”. Si muore molto meno di parto, di infarto, di ictus, di malattie tumorali, di complicanze rare ed imprevedibili, ma si muore.

Attendiamo con fiducia l’esito delle indagini, ma intanto tutte le mattine dobbiamo continuare a visitare negli ambulatori, nelle corsie ospedaliere, ad entrare nelle sale operatorie… con addosso un nuovo grande peso. Peso non certo paragonabile a quello dei colleghi che hanno ricevuto, pur se “atto inevitabilmente dovuto”, un avviso di garanzia e che meritano anche loro rispetto».

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