Assassinio Macchi, la pista bresciana cade: Binda condannato all’ergastolo

La sentenza arriva 31 anni dopo il delitto: un caso ormai chiuso e riaperto tra il 2015 e il 2015 in seguito alla pubblicazione di una lettera anonima a un giornale locale. Un caso, oltretutto, con forti legami con Brescia

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Lidia Macchi, uccisa 31 anni fa in un bosco
Lidia Macchi, uccisa 31 anni fa in un bosco

E’ stato a condannato all’ergastolo Stefano Binda: l’uomo accusato di aver ucciso con 29 coltellate la comagna di scuola Lidia Macchi. Finisce così, in attesa dei ricorsi, uno dei casi più discussi degli ultimi anni. La sentenza, infatti, arriva 31 anni dopo il delitto: un caso ormai chiuso e riaperto tra il 2015 e il 2015 in seguito alla pubblicazione di una lettera anonima a un giornale locale. Un caso, oltretutto, con forti legami con Brescia.

La donna fu uccusa con 29 coltellate nel gennaio del 1987 in un bosco di Cittiglio, in provincia di Varese, dopo aver subito una violenza sessuale. Binda fu arrestato invece nel gennaio del 2016: secondo gli investigatori, infatti, sarebbe stato lui l’autore della poesia In morte di un’amica, inviata ai genitori nel giorno dei funerali e pubblicata poi da un giornale. Il colpo di scena arrivò quando un lettore riconobbe la grafia di Binda nella missiva, giudicata dagli inquirenti una sorta di confessione dello stupro e del conseguente delitto. Lo stesso fecero poi i periti.

Da lì, e da altri particolari (tra cui un foglio di un’agenda di casa Binda in cui si leggeva “Stefano è un barbaro assassino”), è scaturita la condanna. Per quanto riguarda invece il movente, in attesa del dispositivo dei giudici, la tesi prevalente è che Binda (militante di Cl, come l’assassino) abbia voluto punire la Macchi per essersi concessa quando il suo credo religioso le avrebbe imposto di non farlo.

Binda, durante il processo, ha continuato a dichiararsi innocente. Ma i giudici non gli hanno creduto. Nonostante un forte aiuto alla tesi della sua innocenza sia arrivato proprio da Brescia.

L’avvocato Piergiorgio Vittorini (nome molto noto anche per il ruoto in Aci), infatti, aveva riferito ai magistrati che un suo cliente – sotto promessa dell’anonimato – si era dichiarato l’autore della poesia incriminata. Ma fra i testimoni del processo, lo scorso settembre, era stato chiamato anche l’ex sindaco di Brescia Adriano Paroli, che con Binda aveva condiviso l’alloggio in alcuni appartamenti messi a disposizione dal movimento ai tempi dell’università. Paroli aveva riferito di conoscere Binda e la Macchi, ma aveva aggiunto che Binda non era l’autore dei versi e che – a differenza di quanto avrebbe riferito un testimone, smentendo subito – non esisteva alcun complotto bresciano per scagionarlo.

LA POESIA CHE HA RIAPERTO LE INDAGINI

IN MORTE DI UN’AMICA

LA MORTE URLA
CONTRO IL SUO DESTINO.
GRIDA DI ORRORE
PER ESSERE MORTE :
ORRENDA CESURA ,
STRAZIO DI CARNI .

LA MORTE GRIDA
E GRIDA
L’UOMO DELLA CROCE .
RIFIUTO ,
IL GRANDE RIFIUTO .
LA LOTTA
LA GUERRA DI SEMPRE .
E LA MADRA ,
LA TENERA MADRE
COI FRATELLI IN PIANTO .

PERCHE’ IO .
PERCHE’ TU .
PERCHE’ , IN QUESTA NOTTE DI GELO,
CHE LE STELLE SON COSì BELLE,
IL CORPO OFFESO,
VELO TI TEMPIO STRAPPATO ,
GIACE .

COME PUOI RIMANERE
APPESO AL LEGO .
IN NOME DELLA GIUSTIZIA ,
NEL NOME DELL’UOMO
NEL NOME DEL RISPETTO PER LUOMO
PASSI DA NOI IL CALICE .

MA LA TETRA SIGNORA
GRIDA ALTE
LE SUE RAGIONI.
CONSUMATUM EST
QUESTO LO SCOTTO
DELL’ANTICHISSIMO ERRORE.

E TU
AGNELLO SENZA MACCHIA .
E TU
AGNELLO PURIFICATO
CHE PIEGHI IL CAPO
TIMOROSO E DOCILE ,
AGNELLO SACRIFICALE ,
CHE NULLA STREPITI ,
NON UN LAMENTO.

EPPURE UN SUONO ,
PERSISTE UNA BREZZA
RISTORO ALLE NOSTRE
ARIDE VALLI
IN QUESTA NOTTE DI PIANTI.

NEL NOME DI LUI ,
DI COLUI CHE CI HA PRECEDUTI,
CROCIFISSA ,
SOSPESA A DUE TRAVI .
NEL NOME DEL PADRE
SIA LA TUA VOLONTA’

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