Del suo caso si sono occupati tutti i media nazionali, mentre il vicepremier Luigi Di Maio con una decisione dall’alto valore simbolico lo ha nominato consulente del ministero dello Sviluppo Economico. Ma la battaglia di Sergio Bramini è ancora molto impegnativa.
Nella mattinata di giovedì, infatti accompagnato dallavvocato bresciano Monica Pagano – l’imprenditore dichiarato fallito nonostante un credito di 4 milioni di euro verso lo Stato si è presentato alla procura di Monza, dove risiede, per sporgere querela contro le banche che il 18 maggio lo hanno fatto uscire da casa e ora vorrebbero portagliela via per sempre. Ad assisterlo gli avvocati Pagano e Biagio Riccio, dell’associazione Favor Debitoris, che lo assistono gratuitamente nella sua guerra contro l’ingiustizia.
Nell’occasione, Bramini ha presentato querela contro listituto di credito per usura bancaria, chiedendo ai giudici l’accertamento di eventuali responsabilità penali e la sospensione cautelare della procedura di vendita all’asta.
La sua abitazione, infatti, rischia ancora di essere ceduta, nonostante il grande clamore mediatico del caso e l’iniziativa di un deputato, che vi aveva eletto domicilio per bloccare le procedure sulla base dell’inviolabilità del domicilio degli onorevoli. Purtroppo non è bastato. Ma Bramini non si è arreso.
“Non mi fermeranno”, ha commentato Bramini dopo la querela di Monza, “proseguo nella grande battaglia per un vero cambiamento che possa far ricadere i suoi benefici effetti su tante famiglie di poveri debitori che oggi non sono difesi da nessuno”.
Nel frattempo lunedì 18, a Roma, si terrà un appuntamento importante su questo tema. Nella sala Tatarella della Camera dei Deputati, infatti, si terrà il convegno: Emergenza aste giudiziarie, proposte di modifica della legislazione. Un appuntamento in cui – alla presenza di docenti universitari e giuristi, oltre dello stesso Bramini, che chiuderà i lavori – verrà sollecitato un intervento legislativo immediato.
Su questa direzione, come noto, Di Maio si è espresso da tempo, ribadendo anche di recente l’impegno ad approvare la cosiddetta legge Bramini, che impedisca di far fallire aziende che vantano crediti significativi verso lo Stato e le amministrazioni pubbliche.