Svelato il mistero della roccia in Tanzania: ecco la storia del soldato-scalpellino Elia…

BsNews.it, con la scrittrice americana Alfieri, ha contattato la figlia del soldato che nel 1943 incise il suo nome su una pietra della profonda Africa

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La strana scritta ritrovata in un parco della Tanzania da una scrittrice
La strana scritta ritrovata in un parco della Tanzania da una scrittrice

di Andrea Tortelli – Tutto è partito da una vecchia colpia della rivista storica della rivista “Old Africa”, finita casualmente nelle mani di Annamaria Alfieri, scrittrice italo-americana (di madrelingua inglese) e autrice di romanzi gialli ambientati in Africa.

Nella pianura della Tanzania, infatti, è stata trovata una misteriosa roccia con incisa la scritta: “Benvenuti / Elia / Nato / 7.2.1912 / Paratico / Brescia / W l’Italia / W Re (26.3.43)”. In molti si sono domandati in che contesto fosse stata realizzata, fino a che la Alfieri – americana, ma spesso di casa a Firenze – si è appassionata alla storia e ha deciso di avviare le “indagini”, contattando BsNews.it per ricostruire la storia.

Dopo pochi giorni di lavoro, la misteriosa lapide ha trovato una spiegazione e un autore. La pubblichiamo.

L’INDAGINE ON LINE

Decisivo, per risolvere il giallo, è stato l’aiuto di Antonella Boni, gestrice del gruppo “Sei di Paratico se…” e di molti utenti della comunità on line, che si sono appassionati alla storia della pietra che rimandava direttamente alle sponde del lago di Iseo. Grazie alle loro segnalazioni, BsNews.it è riuscita a dare una spiegazione alla scritta. A Paratico, infatti, vivono ancora fratelli e nipoti di Elia Bevenvenuti, ma anche le due figlie femmine avute dall’uomo in tarda età. Ci siamo rivolti a una di loro per ricostruire la storia.

LA SPIEGAZIONE DEL MISTERO

La spiegazione del mistero – per quanto le informazioni a disposizione non siano complete – è piuttosto semplice: a incidere quelle parole sulla roccia è stato Elia Benvenuti, soldato nato a Paratico (Bs) il 2 luglio 1912 (la data sulla roccia è stata riportata all’inglese, mettendo prima il mese e poi il giorno di nascita) e inviato in Africa per combattere ai tempi del Fascismo. Qui, probabilmente, è stato fatto prigioniero dagli Inglesi e portato in Tanzania. Ed è proprio in questo contesto che ha inciso il suo nome sulla roccia, con le generalità e quel richiamo nostalgico: W l’Italia / W il Re (significativo il richiamo al Re non al Fascismo…).

A raccontare chi era Elia Bevenuti a BsNews.it è Ilde Bevenuti, una delle due figlie (Ilde e Ileana) avute dall’uomo, che ancora vivono ancora a Paratico.

Elia Benvenuti di professione faceva lo scalpellino nelle miniere di arenaria, come la maggioranza degli abitanti di Paratico e dei Comuni limitrofi ai primi del Novecento. Non ancora maggiorenne si era arruolato nell’esercito (chiedendo il consenso alla madre, vista l’età) e nel 1932 – secondo quanto riferisce la figlia Ilde – era stato mandato in Africa a combattere. Nel continente nero, il soldato Benvenuti aveva attraversato Eritrea, Somalia e Kenya. Per poi finire in Tanzania, probabilmente portato dagli Inglesi, che lì avevano allestito dei campi di prigionia. A dimostrarlo – in assenza di ricordi – c’è anche il fatto che Bevenuti fu portato poi anche nel Regno Unito.

IL RICORDO DELLA FIGLIA

Tornato in Italia, nella sua Paratico, Elia Benvenuti si è sposato e ha avuto due figlie: Ilde (classe 1952) e Ileana (classe 1956). Quindi ha ripreso col suo lavoro di scalpellino, spostandosi però in Svizzera. E’ morto nel 1963, d’infarto, dopo una vita decisamente avventurosa.

“Lo vedevo poco perché lavorava lontano”, racconta la figlia Ilde, “mio padre era una persona particolare, socievole e simpatica. Paratico gli stava stretta. Amava l’Africa e sperava di tornarci, mentre aveva un cattivo ricordo degli Inglesi: della guerra parlava spesso, raccontando episodi curiosi e intensi. Come quando si era trovato a dover smontare una motocicletta e uno struzzo gli aveva mangiato i pezzi di ricambio o quando”, aggiunge, “si era perso per tre giorni nel deserto ed aveva tenuto un colpo pronto in canna nel caso la situazione fosse degenerata e non l’avessero trovato per tempo”.

Per fortuna i commilitoni lo hanno rintracciato, e oggi la storia del Benvenuti continua attraverso figlie e nipoti. Elia Bevenuti è scomparso prematuramente a 51 anni, provato dal lavoro, dalla guerra e dalle tante (troppe) sigarette. La sua compagna di una vita è morta invece un anno e mezzo fa, a 96 anni, e ora riposano nella stessa tomba.

LA GIOIA DEL RITROVAMENTO

Grande è stato lo stupore della figlia Ilde alla notizia del ritrovamento della roccia, a oltre 50 anni dalla scomparsa del padre. “Cosa ho pensato?”, ha detto a BsNews.it sorridendo, “Ho pensato che mio padre fosse un po’ megalomane, visto che ha inciso il suo nome sulla roccia. Non so perché l’abbia fatto, ma amava davvero tanto l’Africa e ha voluto lasciare la sua impronta nel cuore del continente. Di certo mio padre era un personaggio da romanzo”, ha concluso, “sarebbe lusingato di tutta l’attenzione che gli state dedicando oggi”.

LA STORIA

Ora, infatti, la storia del soldando Elia Benvenuti avrà un’eco internazionale. La scrittrice Annamaria Alfieri annuncia che farà un’articolo sulla rivista Old Africa (edita da un americano figlio di missionari residente in Kenya) per raccontarla. E chissà che lo scalpellino Benvenuti ora non riviva anche in un romanzo.

Nota: si ringraziano Annamaria Alfieri, Ilde Benvenuti, Antonella Boni e il Gruppo Facebook Sei di Paratico se per il contributo dato.

La strana scritta ritrovata in un parco della Tanzania da una scrittrice
La strana scritta ritrovata in un parco della Tanzania da una scrittrice
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