Legambiente presenta il rapporto ‘CAPTOR 2018’: nelle città lombarde l’inquinamento estivo è in crescita, a Brescia l’aria peggiore.
Il dossier ha provato a calcolare quanti siano i giorni complessivi in cui, per una causa o per l’altra, l’aria risultasse insalubre, e lo ha fatto a partire dai dati delle centraline ARPA nei capoluoghi di provincia.
Anche per l’ozono, come per le polveri, esiste infatti un valore di media mobile diurna che non deve essere superato, e una tolleranza massima, e tassativa, di 25 giorni di superamento.
Nell’estate 2018 questo limite è stato superato in tutti i capoluoghi lombardi, con valori molto alti nelle città pedemontane, da Varese a Brescia passando per Lecco, Monza e Bergamo.
A Brescia, addirittura, i giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi di ozono / mc sono stati ben 101 nell’arco del semestre estivo 2018.
“Se si valutano insieme i dati di superamenti dell’ozono con quelli di superamento per le polveri sottili (la stima è stata fatta con i dati del 2017), il risultato è sconcertante” fa sapere Legambiente: nell’arco dell’intero anno, i lombardi respirano aria insalubre e fuorilegge 1 giorno su 2.
“Di fronte a questi dati – afferma Barbara Meggetto, presidente lombarda di Legambiente – è chiaro che per la Lombardia, e in generale le regioni del bacino padano, le misure di limitazione delle emissioni inquinanti, a partire da quelle dovute ai diesel, devono diventare una assoluta priorità, e non più per i soli mesi invernali”.
L’attenzione dell’associazione ambientalista è massima: nelle due ultime estati ha compiuto campagne di misurazione e iniziative di sensibilizzazione, in Lombardia anche con supporti tecnici da ARPA, nell’ambito del progetto europeo CAPTOR, che coinvolge altri sette partner tra istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste di Spagna e Austria. Finanziato dal programma Horizon 2020, Captor ha l’obiettivo di favorire la collaborazione dal basso delle comunità locali per trovare soluzioni concrete al problema dell’inquinamento atmosferico, con particolare attenzione a quello da ozono, un inquinante secondario troppo spesso dimenticato ma che causa in Italia oltre tremila morti premature ogni anno.
“Lo smog fotochimico accomuna i Paesi europei meridionali – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia -. Purtroppo però nella Pianura Padana, a causa di correnti da sud e scarsa ventosità, gli inquinanti tendono a ristagnare, e con essi anche l’ozono che è il risultato delle reazioni innescate dalla luce. Per questo la Pianura Padana, oltre ad essere l’area europea più inquinata d’inverno, lo è anche d’estate, anche se a causa di fenomeni completamente diversi. Il problema è che gli inquinanti cambiano, ma i polmoni che li respirano sono sempre gli stessi!”