Bigio, il sindaco di Prevalle: Brescia ce lo presti, lo mettiamo in Comune

Il primo cittadino del comune della Valsabbia attacca l'Anpi di Brescia e chiede al sindaco di Brescia di avere la statua in comodato d'uso gratuito

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Una foto storica del Bigio in piazza Vittoria
Una foto storica del Bigio in piazza Vittoria
“Ho io la soluzione da proporre: se il Sindaco di Brescia vuole regalarmi o concedermi in comodato d’uso gratuito la statua del Bigio, ho un bellissimo palazzo comunale del settecento dove collocarla”. A lanciare la proposta è, con una lettera inviata ai giornali, il sindaco di Prevalle Amicare Ziglioli, salito negli scorsi mesi alla ribalta delle cronache anche nazionali per gli slogan anti gender pubblicati sul tabellone luminoso del suo Comune.
Il primo cittadino del comune della Valsabbia, nella missiva, attacca l’Anpi di Brescia, accusandola di non saper “slegare ciò che è stato (Fascismo) da quello che oggi è (Destra)”. “Anche l’arte – continua l’esponente del Carroccio – deve essere nascosta se può, in qualche modo, essere collegata alla famigerata «Era Fascista». È questo il destino di una statua che se fosse stata scolpita da Michelangelo sarebbe un’opera d’arte e che è invece, in modo inverecondo, confinata nel buio di un magazzino e oggetto dell’ira spasmodica dell’Anpi perché ha l’unica colpa d’esser stata scolpita nel ventennio”.
L’associazione dei partigiani – incalza – “vuole togliere di mezzo questa ingombrante presenza e allora chiede un incontro con l’amministrazione comunale di Brescia per «risolvere definitivamente la questione». Cosa avranno in mente? Vorranno distruggerla come i famosi Buddha, come la città di Palmira? Non credo, perché poi l’Anpi dovrebbe prendersela con tutta Piazza della Vittoria, poi magari toccherebbe al Vittoriale degli italiani, e che dire dell’Eur a Roma, della città di Latina?”.
Infine Ziglioli propone provocatoriamente la sua soluzione e conclude:”Qui il Bigio ritornerà a fare serenamente la statua e i visitatori la considereranno, magari, una scultura della Magnifica Patria della Serenissima Repubblica di Venezia. Terminerebbe un’assurda pantomima”.
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