Perché non bisogna aver paura di usare la parola anziani | PRECISAZIONE

La redazione di BsNews.it riceve di frequente segnalazioni di lettori che si lamentano perché persone con più di 70 anni vengono indicate negli articoli come "anziani"

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(a.tortelli) La redazione di BsNews.it riceve sempre più frequentemente segnalazioni di lettori che si lamentano perché persone con più di 70 anni vengono indicate negli articoli come “anziani” pur essendo ancora molto giovanili nei fatti. Per tale ragione riteniamo utile avanzare alcune precisazioni, che riportiamo di seguito.

Comprendiamo che a quell’età sempre più “anziani” godano ancora di ottima forma e che a sancire il passaggio alla terza età siano fattori diversi dalla pura età anagrafica, come l’uscita dal mercato del lavoro, l’uscita dell’ultimo figlio da casa, la nascita del primo nipote, la perdita del coniuge e il peggioramento delle condizioni di salute.

Detto questo non è ovviamente possibile valutare la storia personale e le condizioni di salute di ciascuno quando si scrive un articolo di cronaca. Bisogna procedere per convenzioni e sulla base della lingua italiana.

Alla luce di questa considerazione – pur comprendendo che in alcuni casi la nostra scelta potrebbe urtare la sensibilità personale di alcuni – precisiamo ai lettori che continueremo ad utilizzare la parola “anziano” con le modalità adottate fino a oggi per tre ragioni, che cerchiamo di esporre brevemente.

LA MEDICINA

La prima ragione è che la medicina stessa indica in 65 anni la soglia per l’ingresso nell’età geriatrica (gli “anziani”, in questo caso, vengono classificati come young old, giovani vecchi), mentre gli over 75 vengono classificati come middle old e gli over 85 come old old, cioè grandi anziani.

L’ITALIANO (E L’ETIMOLOGIA)

La seconda ragione è che “anziano” non è un’offesa. La parola viene dal latino medioevale “antianus”, derivazione di “antea” ossia “prima”: quindi significa semplicemente “appartenente ad un’epoca anteriore”. Un termine ben diverso da “vecchio”, che deriva dal latino “vetus” ed è riferito a persone, animali o cose che sono molto avanti negli anni.

BUON SENSO E VALORI

La terza ragione è legata al buon senso e ai valori. La società attuale – purtroppo – impone standard in cui la vecchiaia viene vista spesso come un disvalore, come dimostra la rincorsa di molti a interventi chirurgici ed estetici per apparire giovani ad ogni costo. A nostro avviso si tratta di un errore: nella storia dell’umanità l’essere anziani, o vecchi, è spesso stato considerato un valore, perché portatore di esperienza e saggezza. La paura di invecchiare è comprensibile, va detto, ma non può raggiungere livelli tali da obbligare qualcuno a stravolgere il senso delle parole nel nome di un presunto senso del politicamente “corretto”. La correttezza ci impone di chiamare le “cose” con il loro nome, e continueremo a farlo.

 

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