Prospettive dell’automotive bresciano, se ne parla il 29 gennaio alla Sala Faissola

L’evento sarà un’importante occasione per riflettere insieme al mondo degli imprenditori, delle istituzioni e dei principali player del settore

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Automotive
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L’Osservatorio per lo Sviluppo e la Gestione delle Imprese, istituito nell’ambito del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, ha promosso uno specifico filone di analisi relativo al comparto automotive, uno dei punti di forza dell’economia italiana e nella cui filiera sono coinvolte numerose imprese del territorio lombardo e bresciano.

Le risultanze di tale indagine verranno condivise e discusse durante un convegno ad hoc, promosso dall’Università in collaborazione con UBI Banca, EY SEI SFIDA 4.0, CCIAA di Brescia e SQS, il 29 gennaio dalle 14.30 presso la Sala Conferenze Corrado Faissola in Piazza Monsignor Almici 11 a Brescia.

L’evento sarà un’importante occasione per riflettere insieme al mondo degli imprenditori, delle istituzioni e dei principali player del settore sulle prospettive di una filiera che genera una grossa fetta del PIL della provincia bresciana e, in generale, del nostro Paese e che, ad oggi, si trova investita da forti cambiamenti tecnologici e culturali. A tal proposito da segnalare la tavola rotonda moderata da Ivan Losio (EY SEI SFIDA 4.0) che vedrà protagoniste le testimonianze di Mercedes-Benz Italia, Enel X, Gnutti Carlo Group, Bosch VHIT, BMW Italia.

La ricerca svolta in collaborazione tra Osservatorio ed EY SEI SFIDA 4.0, si è concentrata su analisi di tipo sia quantitativo sia qualitativo, affiancando ad un monitoraggio delle performance economico-finanziarie delle principali aziende del comparto, un’intervista diretta su un campione significativo di imprese “eccellenti” (con imprenditori e/o manager di vertice) appartenenti a vari stadi della filiera, al fine di mappare aspetti rilevanti della gestione aziendale, evidenziare il grado di competitività e managerialità delle aziende e “captare” le prospettive di medio termine del mercato, viste con gli occhi di importanti player di settore che vivono questa realtà ogni giorno.

Il campione di aziende su cui si è focalizzato lo studio rispecchia la specializzazione delle imprese italiane nelle lavorazioni intermedie – progettazione e produzione di componentistica di alta precisione – oltre che nelle lavorazioni meccaniche, specializzazioni che rendono le aziende locali conosciute ed apprezzate sulla scena europea ed internazionale. Tale posizionamento rappresenta per le imprese italiane un punto di forza, considerando la riconfigurazione che ha interessato la filiera automotive negli ultimi decenni, dove le necessità di riduzione dei costi di struttura e di guadagno in flessibilità hanno portato ad una de-verticalizzazione e ad un conseguente rafforzamento del ruolo dei fornitori.

L’analisi quantitativa ha permesso di approfondire le performance economico-finanziarie delle aziende attive nelle lavorazioni intermedie, ponendo a confronto le tre principali Regioni dell’automotive italiano: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna. Dal confronto è emerso come tali aziende mantengano una redditività buona e in crescita nell’ultimo quinquennio (2013-2017), nonostante in alcuni casi si registrino indebitamenti elevati (situazione comunque in linea con la tipica condotta italiana).

Vi sono differenze tra le Regioni: la Lombardia è più redditizia ma progredisce più lentamente, con indebitamento mediamente più alto ma ben sostenibile in termini strutturali e di costo.

Brescia è caratterizzata, rispetto alla Lombardia, da una maggiore focalizzazione sul business tipico, da una buona marginalità, da indebitamento maggiore e da sostenibilità del debito analoga.

D’altro lato, gli aspetti significativi indagati nel corso delle interviste dirette sono stati:

  • il concetto di “Filiera automotive” (senso di appartenenza alla stessa, elementi alla base dei rapporti strategici con clienti / fornitori della filiera, ecc.), che meriterebbe una maggiore valorizzazione;
  • la sensibilità verso il capitale umano e la necessità di adeguata formazione;
  • la forte vocazione all’internazionalizzazione, anche se non sempre si assiste a un’adeguata copertura dei rischi;
  • gli strumenti per la gestione aziendale;
  • gli investimenti e la tecnologia (investimenti programmati, approccio agli stessi dal punto di vista finanziario, Industria 4.0);
  • il mercato (approccio al mercato automotive, prospettive e sentiment di medio termine).

Dall’indagine condotta emerge come il sentiment delle imprese sia certamente positivo, nonostante le difficoltà di percezione dello scenario che si sta delineando (complici anche le molteplici dichiarazioni di produttori e politici circa il futuro del settore), tra ideali e realtà, tra regolamentazione e operatività. Si osserva una diffusa vivacità, una rilevante propensione (o necessità) all’internazionalizzazione, una discreta diffusione dei sistemi di controllo di gestione, anche se non sempre adeguati ai cambiamenti attesi, la presenza di sistemi di gestione aziendale innovativi, il forte intervento sui processi di efficientamento. Sicuramente importante – anche se non di impatto rivoluzionario – è Industria 4.0.

Non appare chiaro come sono stati concretamente valutati dalle singole imprese gli effetti delle strategie di cui si parla insistentemente. Ad esempio, solo per citarne due, per l’auto elettrica sono elementi rilevanti la produzione e soprattutto lo smaltimento delle batterie; il costo, anche in termini di impatto ambientale, della produzione dell’energia elettrica necessaria; le modalità di utilizzo e diffusione. In modo analogo per l’auto a guida autonoma (o assistita), che presuppone infrastrutture digitali molto avanzate e particolare attenzione verso la sicurezza.

Ivan Losio

 

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