Gli animali nell’arte. Dal Rinascimento a Ceruti | MOSTRAMI UNA MOSTRA / 64

Ottanta capolavori distribuiti in dieci differenti sezioni tematiche ci accompagnano in un percorso interessante, istruttivo e piacevole...

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"Gli animali nell’arte. Dal Rinascimento a Ceruti", mostra a Palazzo Martinengo di Brescia, foto BsNews (Enrica Recalcati)
Enrica Recalcati, opinionista di BsNews.it
La scrittrice Enrica Recalcati, opinionista di BsNews.it

di Enrica Recalcati – “Non è poeta chi non ama e non parla agli animali”, non è citazione nota o scritta da qualcuno che conta, ma il mio pensiero, dettato da esperienza personale. “Gli animali nell’arte” uno stimolante spunto trattato con abilità e intelligenza dallo storico dell’arte Davide Dotti in questa nuova mostra a Palazzo Martinengo. “Gli animali nell’arte. Dal Rinascimento a Ceruti”, vale a dire dal cinquecento al Settecento barocco, un periodo florido di ritratti e pittura a tema.

Ottanta capolavori distribuiti in dieci differenti sezioni tematiche ci accompagnano in un percorso interessante, istruttivo e piacevole. Progetto sostenuto da una duplice collaborazione col Dipartimento di Scienze Naturali e Zoologia dell’Università di Pisa e col WWF Italia per richiamare l’attenzione sulle specie in via d’estinzione, come i rinoceronti, i gorilla, gli ippopotami e i fenicotteri rosa, ben rappresentati dalle efficaci sculture in vetroresina di Stefano Bombardieri, collocate all’ingresso, nel giardino di Palazzo Martinengo. Antico e moderno si incrociano e si contaminano, non solo con le sculture di Bombardieri, ma anche con le raffinate maioliche di Gianpaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni. Pittori dai nomi illustri entrano in pista in questo caravan serraglio artistico: Guercino, Ceruti, Grechetto, Campi, Bachiacca, Giordano, Duranti. La filosofia della natura del Seicento ha prodotto creazioni autorevoli, dando agli animali connotati sensoriali e passionali. Gli Animalier spesso si ispiravano e interpretavano i cinque sensi, come ad esempio la lince per la vista, il cinghiale e il cervo per l’udito, l’olfatto rappresentato dal cane, il gusto dalla scimmia, la tartaruga per il tatto. Dal Seicento al Settecento l’iconografia animalista ebbe vari modi d’espressione: dal ritratto alla natura morta, passando per allegoria e mitologia, investendo diversi aspetti della vita quotidiana. Una pittura spesso poetica rivelatrice del rapporto affettivo, unico fra animale e uomo. Nella prima sala Gli animali nella pittura sacra, storie bibliche, vite di santi raccontate e ispirate come L’entrata degli animali nell’arca di Noè di Giovanni Benedetto Castiglione o La Madonna col cardellino, allegoria dell’amore cristiano di Cesare Dandini.

La seconda sala è dedicata agli Animali nella mitologia dove spiccano Orefeo che incanta gli animali di Jan Ross, il sensuale Leda e il cigno di Francesco Ubertini detto Bachiacca, Diana cacciatrice di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino e Il ratto d’Europa di Luca Giordano, tema di attuale risonanza. La grande tela del Pitocchetto dipinta insieme ad un collaboratore, riscoperto da Davide Dotti agli Spedali Civili, dono di Lidia Verza, troneggia nella terza saletta della mostra. Si tratta di un quadro molto particolare, tra l’ironico e l’iracondo, racconta e ritrae una nobile famiglia settecentesca, raffigurante una donna seminuda in camera da letto, forse visitata da un dottore e un plausibile marito perplesso, seduto accanto al giaciglio. I due uomini si guardano e si percepisce tensione tra il teatrale e il sarcastico. La quarta sala dedicata ai Cani mette in risalto la fedeltà, il carattere tipico dell’animale. Attraverso la pittura di bracchi, levrieri, mastini e molossi vengono descritte situazioni misere o ritratti nobiliari di preziosa fattura. Ritratti di cani, ausiliari di parata e di caccia, come il fiero levriero bianco e nero di Michele Pace detto Michelangelo Campidoglio, dipinto per i conti Chigi o il Vecchio e il carlino di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, scelto come immagine simbolica della mostra. A spezzare e contaminare il percorso incontriamo sei ceramiche contemporanee degli artisti imolesi Gianpoaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, raffiguranti ironici animali: dalla cuccia Brillo con cane, ai granchi del Parrozzo, al grottesco fenicottero rosa sul grande piatto, la scimmia e la frutta, i pappagalli posati sul cranio di Pinocchio, il macaco che ruba la Ragazza con l’orecchino di perla di Veemer. La quinta sala è quella dei Gatti, il WWF ci informa che ne esistono 60 razze e che la loro importanza risalerebbe all’antico Egitto. Giocare col gatto a fare la mamma è un curioso ritratto barocco di Giuseppe Bonito, dove una giovanissima nobildonna trasforma l’animale in una bambola, trattandolo come tale. Il vecchio con gatto è ritratto pitocco che fa volutamente contrasto con quello precedente del nobile cane. Pesci, rettili e insetti fanno capolino nella sesta sala, dove possiamo gustare i pesci del napoletano Giuseppe Recco e il sottobosco con i suoi abitanti di Pseudo Caroselli. Gli Uccelli adornano la settima sala, dove Jan Roos raffigura l’esistenza (già allora!) del bracconaggio e il fiammingo Pieter Boel ci abbaglia con l’elegante e colorato fenicottero rosa, visto e copiato nelle uccelliere create dai patrizi settecenteschi nei parchi delle loro ville. La fattoria è il tema dell’ottava sala. Qui capre, montoni, pecore e buoi danno il meglio di sé. In questa sala padroneggia l’artista tedesco Philip Peter Ross detto Rosa da Tivoli che, nel 1684, acquista e abita fino alla morte una fattoria. Rosa da Tivoli copia e riproduce i suoi animali con una passione tale da donar loro anima ed espressione. Suo il Paesaggio con capre, noto anche per essere l’ultimo acquisto di Vittorio Sgarbi, un quadro che riconduce alla famiglia, unione caprina, dove il maschio caprone, alto e fiero, sta vicino alla femmina con i suoi due piccoli. Nella nona sala Animali e uomini: un rapporto millenario, dove troviamo scene di caccia. Giacono Ceruti e Peter Boel sono gli artisti dominanti. Nel Ritratto di gruppo di cacciatori a riposo con cani del Pitocchetto interessante osservare l’atteggiamento del giovane cacciatore che accarezzando il cagnolino sembra estraniarsi dall’azione, dimostrando poca passione per la battuta di caccia. Peter Boel invece con Tre aquile reali e un capriolo descrive il cruento contendersi della preda. Nelle sale successive Nani & Pigmei e Animali esotici e fantastici. Due sale interessanti e spiritose dove gli autori si dimostrano “mostri” di fantasia. Il bresciano Faustino Bocchi, a cavallo fra il Seicento e il Settecento, apre con successo bottega in via Pace. Dipinge nani, insetti, gnomi, creando situazioni paradossali e insolite che all’epoca fecero furore. Mi colpisce L’arrivo della sposa, storia che si sviluppa in due tele quasi esoteriche, che paiono descrivere una favola norvegese. Maestro della fertilità dell’uovo è il soprannome di un autore lombardo del periodo che descrive satire rovesciando il mondo, dove il porcello fa da maestro ad asini e galline. Fra gli animali esotici non poteva mancare l’unicorno, nessuno mai lo vide, ma fino al 1638 si credeva nella sua esistenza. Infatti il dente di Narvalo, un cetaceo del Mare Artico, era spacciato per il famoso corno. Giulio Pippi de’ Jannuzzi, detto Giulio Romano, dipinge l’elefante Annone ospitato nel cortile del Belvedere a Roma, proprietà di papa Leone X; Giuseppe De Gobbis ritrae il povero rinoceronte Clara al quale era stato tolto il corno, in occasione del carnevale di Venezia del 1751. È di Orsola Maddalena Caccia la tela che riproduce Santa Margherita e il drago, un capolavoro, molto espressivo, dove la Santa respinge delicatamente, ma con autorevolezza, il drago, investita dalla luce abbagliante della croce. Una mostra che ci avvicina all’arte e alla natura, con gusto e intelligenza. Dio creò gli animali e “vide che era cosa buona”, si legge nella Genesi.

Enrica Recalcati, scrittrice
Enrica Recalcati, scrittrice

Gli animali nell’arte. Dal Rinascimento a Ceruti

Dal 19 gennaio al 9 giugno2019, Palazzo Martinengo

Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 17,30

Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20

Lunedì e martedì chiuso.

Biglietti con autoguida intero 12 euro, ridotto 10 euro.

Info e prenotazione scuole e gruppi 327.3339846

www.animalinellarte.it

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