Viaggiatore XY: “Ciao, mi chiamo XX e da 2 anni sono un pendolare, dipendente non per scelta e non perché da loro retribuito, dalle ferrovie italiane…”
Dicevano che no, uno così non ci sarebbe più stato. Uno che con il pallone tra i piedi faceva quello che voleva, esattamente come con il bicchiere in mano. Che George l’Irlandese fosse il migliore lo diceva già di per sé il suo cognome, “Best”. Anche per questo la 7 del Manchester United a fine anni ’60 divenne leggenda, tanto che, si vociferava dalle parti del centro di allenamento di Carrington, nessuno sarebbe più stato degno di indossarla. Nel 1994 fece invece il suo esordio con la stessa casacca un londinese destinato a fare la storia del calcio inglese e della moda internazionale. Icona di stile, eccellente calciatore di punizioni, per il resto giocatore sopravvalutato: di David si è detta e scritta qualsiasi cosa, sempre e comunque associata al numero di maglia che l’ha reso grande: il 7. Dopo 265 gare con la divisa rossa, eccolo però abbandonare l’Inghilterra e il Manchester, lasciando a quest’ultimo l’angoscia di trovare un degno erede, uno con le spalle abbastanza larghe, uno sufficientemente bello. Succede che durante un’inutile amichevole estiva contro lo Sporting Lisbona nell’agosto 2003, la squadra inglese si innamora di un giovanotto portoghese, tanto forte quanto sfacciato, e lo acquista per 13 milioni di sterline. Sistemazione dentale e gel per capelli inclusi. Oggi quel fenomeno con il numero 7 è a due passi da noi, a Torino, dove sta dando speranza ad un popolo che pareva averla persa. Perché il 7 fa tutto questo, fa magie, dà sicurezza, certezza e quel tocco di imprevedibilità. La stessa imprevedibilità del nostro treno che, per l’esattezza, non è un 7 vero e proprio, è un 7. 56, tendente all’8, arrotondato per eccesso. Che oggi, visti gli ennesimi ritardi, rischia di diventare un 9. Non mi resta che tentare di passare il tempo leggendo articoli sportivi online. Ma di Eric il francese, l’altro grande 7, per quale motivo non ho parlato???
P.S. Quest’articolo è stato scritto prima del disastro sportivo di Juventus-Ajax, in cui il 7 ha nuovamente e tristemente predicato nel deserto. Almeno stamattina il treno era in orario.