La Franciacorta e le Menzioni Geografiche Aggiuntive | BARBERA & CHAMPAGNE/6

La domanda è se in Franciacorta siano rintracciabili prodotti in grado di offrire percezioni di diversità, rispetto all’omologazione riscontrata in molti assaggi...

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DosaggioZero Colline della Stella
Stefano Bergomi
Stefano Bergomi

di Stefano Bergomi* ([email protected]) – La notizia è apparsa diverse settimane fa su un articolo di stampa specializzata.

L’A.D. del Consorzio Franciacorta, Giuseppe Salvioni, con misurate parole, in conclusione dell’intervista, riferiva che “tra i progetti in essere c’è anche quello di mettere mano alla zonazione, con particolare cura rispetto alle MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive, ndr) sulla base delle microparticelle e dei reali toponimi delle aree, come leva di ulteriore valorizzazione della specificità della zona”.

La notizia non è di poco conto e rappresenta ancora una volta una piccola rivoluzione per il comprensorio, da sempre attraversato da una positiva tensione evolutiva.

Ma cosa sono le MGA?

L’introduzione è prevista dalla Legislazione sui vini DOC e DOCG,  rappresenta la possibilità di indicare zone di produzione più ristrette all’interno della Denominazione stessa.

Solitamente, le menzioni vengono introdotte perché i vini prodotti in quello specifico ambito geografico, che genericamente potremmo indicare come “sottozona”, hanno caratteristiche peculiari e di distinguibilità rispetto al resto della zona di produzione. Indubbio è che le caratteristiche del suolo contribuiscano in modo predominante alla tipicizzazione del prodotto, ma a questo vanno aggiunti altri fattori, quali il microclima, l’esposizione e ancora la cultura agronomica e le pratiche di cantina.

La domanda, ora, è se davvero nell’ambito della Franciacorta siano rintracciabili prodotti in grado di offrire percezioni di diversità, rispetto all’omologazione dell’unicum gustativo riscontrato ultimamente in molti assaggi.

Vi riporto un paio di segnalazioni individuate come testimoni di eccellenza delle specifiche sottozone nelle quali sono prodotti, selezionate per avvalorare la tesi che la Franciacorta può offrire una variegata biodiversità espressiva. Naturalmente rimaniamo in attesa di scoprire se anche i tecnici del Consorzio concorderanno nella possibilità di elezione degli specifici areali.

Faccoli e il versante sud del Monte Orfano

Il Monte Orfano rappresenta il confine sud della Franciacorta. Tale rilievo collinare ha un’età geologica maggiore rispetto al resto del territorio, da 26 a 5 milioni di anni fa. E’ stato formato dallo scontro di placche tettoniche, che hanno fatto nascere l’affioramento più antico dell’intera pianura padana. I rilievi collinari che precedono il Monte Orfano, da Borgonato fino a Adro e Erbusco (il cosiddetto anfiteatro morenico) risultano formatisi in epoca più recente, in conseguenza della discesa del ghiacciaio dalla Valle Camonica.

Monte Orfano, foto di Stefano Bergomi

Il conglomerato si presenta con elementi ciottolosi grossolani e roccia sedimentaria, con presenza di argilla rossa e calcare.

La zona è caratterizzata da temperature mediamente più elevate, sia nelle massime che nella minime, rispetto al resto della Franciacorta, e comporta una maturazione anticipata delle uve.

Il versante Sud del Monte Orfano è quello che permette il miglior irraggiamento, e per buona parte è coltivato a terrazze.

I vini prodotti in tale zona si distinguono per buona acidità e per una piacevole nota minerale, sono meno fruttati rispetto ai vini prodotti in altre zone della Franciacorta, forse più essenziali ma con innegabile fascino di verticalità, sapidità, e possibilità di evoluzione in bottiglia.

Extra Brut Faccoli

Extra Brut Faccoli. E’ il prodotto che distingue l’azienda. Uvaggio con predominanza di chardonnay, corroborato da 25% di pinot bianco e una spruzzata (5%) di pinot nero, 3 anni sui lieviti e tenore zuccherino residuo contenuto al massimo entro3 gr/litro.

In questo vino c’è tutta la filosofia produttiva della famiglia Faccoli, che si fonda su una bolla secca ed evoluta, mai scontata.

I decisi sentori di lievito non ammettono compromessi con il degustatore.

E’ un vino che sa di vino.

Arici e le terrazze ai piedi della Stella a Gussago

Alla fine degli anni 90 Andrea Arici, con l’aiuto del padre Francesco, recupera alcuni vecchi terrazzamenti ormai invasi dai rovi, ai piedi della collina della Stella, dominata sulla sommità dall’omonimo santuario mariano.

Siamo nel comune di Gussago, estremo confine nord-orientale della denominazione Franciacorta. Altitudine compresa tra 150 e 350 metri, muretti a secco e nel sottusuolo tanto calcare, in grado di conferire ai vini riconoscibili accenti di mineralità e salinità.

La scommessa di Andrea, fin dalle primissime bottiglie di metodo classico prodotte nel 2002, è stata quella di produrre solo “dosaggio zero”, con il preciso obiettivo di esaltare carattere e nerbo dei vini, testimoni fedeli della specificità del territorio dove sono prodotti.

DosaggioZero Rosè Colline della Stella.

DosaggioZero Rosè Colline della Stella

Colore rosa tenue, perlage sottile e continuo. Profumo intenso, oltre all’immancabile crosta di pane l’attacco pone in evidenza piccoli frutti rossi, soprattutto ribes, che lasciano successivamente il passo a sentori agrumati e di pietra focaia a completamento del bouquet.

La scelta produttiva è un pinot nero in purezza, con prima fermentazione in solo acciaio, dopo una pressatura diretta con breve macerazione sulle bucce. Affinamento dai 18 a 22 mesi, con residuo zuccherino praticamente inesistente, contenuto entro 1,5 gr/l.

Sorso secco, diretto e scattante, maschio, in cui la buona acidità d’apertura lascia il passo ad una persistenza in cui la mineralità la fa da padrone.

Buona degustazione!

* sommelier per passione

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