Renzi fuori dal Pd, i commenti degli esponenti del partito di Brescia su Facebook

Di seguito pubblichiamo i post integrali di alcuni esponenti del Pd bresciano da Facebook

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In pochi hanno deciso di seguire Matteo Renzi nella sua scissione, a Brescia. Ma molti hanno voluto commentare quanto accaduto a mezzo social. Di seguito pubblichiamo i post integrali di alcuni esponenti del Pd bresciano da Facebook.

RENZI FUORI DAL PD, I COMMENTI DEI POLITICI DEL PD SU FACEBOOK

ALFREDO BAZOLI – DEPUTATO

Tante persone mi hanno cercato in queste ore per sapere cosa faccio, per rappresentarmi il loro sgomento, la loro delusione. Sentimenti che comprendo, perché in parte li condivido.
La decisione di Matteo Renzi di uscire dal partito democratico, così a freddo, a me appare incomprensibile.
Avviene all’indomani di un difficile passaggio politico che ci aveva visti per una volta uniti, mette in discussione il profilo plurale dell’unico grande partito riformista italiano, uno dei più grandi europei, indebolisce sul nascere il percorso di un governo che, se fallisce, rischia di portare il paese nelle braccia della destra sovranista e antieuropea di Salvini e Meloni.
Di questo aveva e ha bisogno il paese? Io non credo.
A tutti i militanti e i simpatizzanti del partito democratico che guardano con sgomento a quanto accaduto, soprattutto a coloro che, come me, avevano apprezzato il percorso politico di Renzi, io dico questo: andiamo avanti, c’è ancora dentro il partito democratico una larga area che si riconosce nei principi e nei valori del riformismo liberal, del cattolicesimo popolare, e che può ambire a tornare maggioranza.
Senza di noi il partito democratico non c’è più, e senza il partito democratico non c’è alternativa possibile alla destra montante nel paese.
Allora forza e coraggio, smaltiamo in fretta la delusione, e riprendiamo il cammino insieme con pazienza, determinazione e, soprattutto, senso di responsabilità.
Il partito democratico rimane la nostra casa.

MARINA BERLINGHIERI – DEPUTATO

Una scelta che non condivido, che politicamente per molti aspetti non comprendo. Una scelta compiuta senza discussione, senza reale confronto seguendo tempi e modi sbagliati. Ma una scelta che tratto con rispetto. Lo stesso rispetto che deve contraddistinguere tutte le fasi che attendono il Pd. Come nella vita quotidiana, dopo ogni cambiamento e ogni scossone si deve ripartire con maggiore carica e maggiore orgoglio, forti di storie personali e collettive, biografie, scelte credibili e passioni che meritano il massimo della lealtà e dell’impegno. Oggi si apre una pagina nuova e il Pd ha il dovere di interrogarsi su cosa è andato storto con questi compagni di viaggio, rimettendo al centro la politica con la P maiuscola. Lo dobbiamo a noi stessi e al Paese. L’occasione che si è aperta poche settimane fa con il governo, rimane l’orizzonte più prossimo e la priorità. Il Pd sia reale discontinuità, soggetto finalmente plurale e inclusivo, luogo in cui sensibilità diverse trovano spazio e fanno sintesi tra loro, in cui le ansie, i problemi e i sogni che attraversano le vite di tante persone trovano ascolto e risposte nuove.

GIANANTONIO GIRELLI – CONSIGLIERE REGIONALE

Inutile nascondere il rincrescimento, come sempre quando qualcuno esce di casa. Anche se non sbatte la porta, ma semplicemente dice “non mi sento più a mio agio”. Non si dimenticano vittorie e sconfitte, speranze e delusioni profondamente condivise. Il rammarico deve però lasciare il posto ad un modo diverso di parlarsi, confrontarsi, collaborare, costruire un progetto. Ancora una volta condiviso.
Per il PD si apre una nuova pagina, può essere quella che segna una involuzione verso il passato o quella che apre definitivamente alla ripresa di un cammino, bruscamente interrotto, che guarda al futuro.
Ancora una volta si tratta di avere la capacità di trasformare la difficoltà nell’opportunità di fare meglio. Tutti.

PIER LUIGI MOTTINELLI – EX PRESIDENTE PROVINCIA

Ho partecipato alle scorse Elezioni Europee con il PD e Siamo Europei, con il risultato più lusinghiero tra i non capolista …vicino a @ireneTinagli , che non segue Calenda e rimane nel PD!
Anche perché i voti vanno rispettati ..
Per cui, in rispetto a 25 mila elettori..voglio manifestare il mio pensiero sulle vicende che interessano il Partito Democratico.
Nei contatti recenti con Sindaci e attivisti del PD, sono emerse da un lato preoccupazioni e sbigottimento per una scelta che appare incomprensibile e dall’altro determinazione a procedere nella piena consapevolezza della complessità del momento, che non sottovalutano le sfide che oggi sono in campo ..
Un partito è una esperienza collettiva per concretizzare nella Storia valori, principi e pensiero in una logica di organizzazione degli interessi in funzione del bene comune.
In questa ottica, ritengo che le motivazioni che ci portarono a fondare il Partito Democratico siano ancora tutte valide, e confesso di non comprendere le motivazioni politiche e strategiche di un strappo come quello imposto.
Ho condiviso, in seconda battuta, NON sono Renziano della prima ora …, avendo sempre sostenuto Enrico Letta …, la stagione di Matteo Renzi alla guida del partito e del governo. Non ho né abiure ne’ rinnegamenti in tal senso. Ma proprio per questo, oltre che per la stima e l’amicizia per lui e per molti che in queste ore stanno decidendo di condividere un percorso di uscita dal Pd, fatico a rivedere le ragioni del riformismo, della modernizzazione del Paese e del cambiamento del sistema in un partito frutto non di una operazione sociale e culturale ma di un puro posizionamento parlamentare.
Le ragioni del riformismo, resto di questa opinione, si applicano e si praticano all’interno di un partito a vocazione maggioritaria socialmente e politicamente, senza imboccare la pericolosa spirale del partito personalistico, senza perdere la visione di insieme e il senso della prospettiva.
Per questo, sia pure nella complessità della vicenda, il Pd resta la mia Casa ed in essa cercherò di proseguire il mio impegno politico di rappresentanza. Senza abdicare alla scomoda ma essenziale vocazione a non essere “ragazzo del coro”, come mi è stato insegnato dalle prime esperienze politiche con Mino Martinazzoli.
A Brescia , città e provincia , vogliamo rappresentare tante esperienze di sindaci e segretari di circolo, di operai, artigiani e imprenditori, ….ed ad oggi non vedo alternativa ..
Anche noi vogliamo innovare e guardare al futuro ..
Non siamo ” funzionari ” di partito, ma gente appassionata di politica, che si confronta ogni giorno ..
e NON comprendiamo ne tempi ne i modi …
A Matteo e alle amiche e amici che stanno scegliendo un’altra strada, auguro buona vita.
Per quel che mi riguarda, i rapporti personali di stima e amicizia resteranno immutati

PIETRO BISINELLA – EX SEGRETARIO PROVINCIALE EX SINDACO

NO!!!
Non si lascia un partito perchè il capo è scornato o scontento!!!
Ho appena terminato di leggere l’intervista de ” la Repubblica” a Matteo Renzi.
Sono incazzato e deluso esattamente come quando Bersani lasciò il PD!
Non c’era una ragione politica autentica allora e NON c’è adesso!!! Se non il personalismo esasperato figlio di questi tempi malati di sentirsi ” i capi” di qualsiasi cosa.
L’appartenenza ad un partito è una cosa seria, esattamente come lo è la politica, almeno per me!
Ci sono di mezzo storie, famiglie, sofferenze, gioie…VITA!
Chi mi ha educato alla politica e all’amministrazione pubblica, mi ha insegnato prima di tutto che in un partito, nel PROPRIO partito ci si sta SEMPRE!!! E se si cambia lo si decide TUTTI INSIEME attraverso un congresso!A volte si è maggioranza, a volte si è minoranza, a volte si hanno ruoli importanti a volte no.
Di mezzo non c’è solo il merito, c’è anche la fortuna, c’è il destino, ma io non lascio la mia gente MAI! Non abbandono la nave, soprattutto se imbarca acqua, e se rischia di affondare, anche se l’ho detto mille volte e nessuno mi ha ascoltato, su quella barca ci sono i miei amici, c’è la mia, la nostra storia, ci siamo NOI! La mia sarà anche una visione “ottocentesca” della politica, ma alle piattaforme Rousseau, continuo a preferire le riunioni interminabili, a volte inutili, ma NECESSARIE, per incontrare persone, costruire progetti strutturare coscienze e relazioni umane autentiche. Continuo a preferire la politica alla plastica e ai leader…TUTTI!
Continuo e continuerò a preferire quel MERAVIGLIOSO sogno collettivo che si chiama PARTITO DEMOCRATICO.
Lo devo ai miei padri e ai miei figli, ma soprattutto lo devo a ME, a quello che sono stato e a quello che sarò!!!

FILIPPO FILIPPINI

Oggi, dopo un breve e cordiale colloquio con il Segretario provinciale del PD, Michele Zanardi, gli ho preannunciato le mie dimissioni, con effetto immediato e non revocabili, dalla Direzione Provinciale del PD e dall’Assemblea Nazionale.
11 anni insieme sono una lunga storia ed esco ringraziando e salutando chi rimane.
La settimana prossima è convocato il direttivo del PD Coccaglio, ove entrerò dimissionario.

Mi sono deciso ad anticipare queste comunicazioni a seguito della pubblicazione sulla stampa delle mie intenzioni riguardo “Italia Viva”, con Matteo Renzi, alla quale aderirò così come ai Comitati di Azione Civile “Ritorno al Futuro”. Avrei preferito un commiato meno sbrigativo ma abbiamo convenuto, cordialmente, che la chiarezza è la cosa principale in questo momento

ROCCO VERGANI – EX CONSIGLIERE COMUNALE

La via proposta da Renzi, questa volta, non fa per me. Sono cosciente che la leadership ha un ruolo non secondario nella realizzazione di una nuova stagione politica e che per il Pd sia un problema, ma mi domando se in Italia Viva sia contendibile o se il solo Renzi possa esserne il segretario. Mi chiedo se la struttura di partito liquida non sia anch’essa ormai datata e non sia più comprensibile costruire, anche nel PD, nuovi modelli di partecipazione politica e strumenti di verifica della linea anche grazie alle nuove tecnologie. Infine, il collocamento al centro di questo nuovo partito credo condizioni la sua posizione su temi etici, da prendere sempre con le pinze, portandola ad un approccio più clericale. Infine mi chiedo se, le posizioni economiche di sistema, anche esse in crisi, saranno oggetto di analisi e ricerca. Troppe domande che necessitano risposte chiare e, ritengo, non possibili nell’immediato con la nascita di un nuovo soggetto politico a seguito di una scissione. Di contro, mi aspetto e mi auguro nasca un partito democratico liberale che proponga temi veri e una classe dirigente preparata per il Paese. Ci confronteremo presto, dunque, avremo molte cose da fare insieme, da luoghi distinti, non per forza distanti. Io porterò ancora avanti la mia posizione politica culturale nel partito, facendo la mia piccola, umile parte per superare la crisi decennale della sinistra, promuoverne l’aggregazione e l’innovazione culturale, come ho sempre fatto. In bocca al lupo e arrivederci.

MASSIMO REBOLDI – ASSESSORE OSPITALETTO

Ritengo sia un errore la scelta di Renzi di andarsene dal PD.
E non perché a provocare la scissione è l’ex-segretario fiorentino, di cui non sono mai stato un sostenitore nei passaggi congressuali: ritenni infatti alla stessa stregua un errore pure quando 2 anni fa uscirono Bersani e D’Alema.
Il motivo è molto semplice e forse anche banale: qualsiasi divisione provoca il rafforzamento degli avversari. Non è che il PD e neppure il governo, possa uscire in alcun modo rafforzato.
La precondizione per battere Salvini e l’ondata di destra è l’unità del partito principale interprete del fronte democratico. Per questo non condivido le ragioni, apparse ieri su Repubblica, nelle quali Renzi giustifica la scissione per meglio contrastatare Salvini.

Ora, ciò che noi che restiamo possiamo fare, è non esacerbare i toni. A nessuno gioverebbe la replica delle urla – che all’epoca furono rivolte a Bersani & Co. – di accuse di alto tradimento. Urla e comportamenti che neppure fanno parte del nostro modo di interpretare la politica.
Ma è necessario essere consapevoli dei rischi che si corrono. Mi limito a condividere un paio di preoccupazioni:

1. IL GOVERNO. è chiaro che la fuoriuscita dei parlamentari dal gruppo del PD per formare i nuovi gruppi “Italia Viva” provocherà tensioni: le forze che sostengono il governo non sono più 3 (M5S-PD e Leu) ma diventano 4, con la consistente truppa renziana. Il che significherà ulteriori mediazioni, ultimatum, veti. Renzi con questa mossa mette una seria ipoteca sulla durata del governo (il giorno dopo il giuramento dei sottosegretari, tra l’altro!). Per capirne meglio l’evoluzione sarà necessario capire quanti lo seguiranno nel nuovo gruppo parlamentare e quanti dei suoi fedelissimi staranno invece a presidiare all’interno del PD (vedasi Lotti e Marcucci)
2. IL PD. Renzi con il suo “Italia Viva” parte da un bacino troppo esiguo di consensi (i sondaggi lo danno tra il 3 e il 5%). Il che significa che dovrà aggredire la scena pubblica per aumentare consensi. Per arricchire la propria visibilità che, almeno all’inizio, dovrà giocoforza cimentarsi nel campo all’area di riferimento del PD, con l’effetto di danneggiarlo. Se a questo aggiungiamo che ogni divisione, genera attriti e che nessun divorzio è indolore per quanto gli ex-partner cerchino di mantenere buoni rapporti, c’è quindi di che preoccuparsi. Armiamoci di calma, gesso … e quintali di bromuro.

Come ogni situazione che evolve, accanto ai rischi, vi si presentano anche delle opportunità. Se si è in grado di coglierle.
L’opportunità sta nella possibilità di allargamento del fronte del centrosinistra. E’ innegabile che un pezzo di elettorato, moderato e liberale, è disorientato: non può accettare di schierarsi con Salvini e i suoi estremismi di destra, rifugge dai grillini per i toni antisistema del passato recente e non è attratto da un PD che (finalmente) guarda a sinistra con Zingaretti.
Se Renzi sarà in grado di raccogliere fuori dal PD, avrà rafforzato l’area del centrosinistra e irrobustito il fronte democratico. Se invece sarà preoccupato della sua sola sopravvivenza politica e andrà a caccia dei consensi del PD, sarà un disastro per tutti. In primis per l’Italia.
Staremo a vedere

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