Sicurezza, polemica infinita

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Da il Brescia 26 aprile 2007 (andrea tortelli)

Una mano tesa per fare pace, con l’altra pronta a dare – o tornare, a seconda dei punti di vista – lo schiaffo. È stato questo l’andamento della conferenza stampa convocata ieri dai capigruppo della Cdl in Loggia per discutere di sicurezza alla luce di quanto avvenuto nel consiglio “straordinario”  di lunedì.
«Non ci vogliamo sottrarre al confronto», ha detto il capogruppo di An Andrea Arcai rispondendo alla proposta di Corsini di un tavolo interistituzionale sull’argomento. Quindi, riprendendo quanto dichiarato da Viviana Beccalossi a il Brescia, ha rilanciato l’idea di dar vita agli Stati generali della sicurezza «purché si dia l’imput per azioni concrete che portino nella nostra provincia più agenti, più mezzi e più magistrati». Ma subito dopo Arcai non ha risparmiato di portare il colpo agli avversari, ponendo come  condizione che la maggioranza faccia autocritica sull’atteggiamento tenuto nell’ultimo consiglio. «Non pretendo che ci chiedano scusa», ha detto, «ma devono ammettere l’autogol perché in caso contrario a quel tavolo non potremmo nemmeno sederci». Ed è stato proprio «l’autogol» a occupare gran parte del tempo della conferenza stampa di ieri. Ad aprire le danze sempre Arcai che – parlando anche a nome di Andrea Ghezzi e Mario Pellicanò – ha accusato il centrosinistra di aver bocciato la mozione della Cdl sulla sicurezza soltanto per ragioni di parte. «Ci hanno negato la possibilità di votare per punti», ha spiegato, «e hanno detto no in maniera compatta alla  nostra proposta nonostante ci fossero alcuni passaggi che erano inseriti anche nel progetto sulla Sicurezza urbana dell’amministrazione. Corsini e i suoi» , ha concluso l’esponente di An, «si sono dissociati da se stessi». «Hanno agito contro tutta la città per inseguire la sinistra alternativa», ha aggiunto il forzista Giorgio Maione, «il consiglio  è stato un triste spettacolo d’insulti in cui da un esponente della maggioranza ci siamo sentiti anche dare dei nazisti che se la prendono con i nuovi ebrei, gli extracomunitari. Dall’Unione», ha concluso, «ci saremmo aspettati almeno delle scuse, come abbiamo fatto noi per i cori contro la moglie del sindaco alla fiaccolata». Achille Farina (Fi), la leghista Simona Bordonali e il liberaldemocratico Giovanni Petriccione, quindi, se la sono presa con il fatto che in Aula si è cominciato a discutere di sicurezza soltanto alle 22, dopo dodici ore di dibattito su altri temi. «La seduta doveva essere interamente dedicata all’argomento e invece si è perso tempo su delibere non urgenti come quella sugli asili», ha detto Bordonali. Mentre Petriccione ha sottolineato che «si sono inseriti  nella discussione temi che non c’entravano nulla come gli infortuni sul lavoro o i presunti (sic) cori contro la moglie del sindaco». Molto duro anche Nicola Orto, dell’Udc. «Il giorno dopo ci siamo alzati tutti più poveri», ha detto, «in Aula ho visto solo faziosità e demagogia. Spero», ha concluso, «che nel proseguo del percorso prevalga la ragionevolezza e non si continuino a replicare anche qui certi  teatrini romani».  A.T.

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