Asm-Aem, il centrodestra attacca

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Stefano Saglia
Stefano Saglia

Da il Brescia 1 giugno 2007

«Il consiglio comunale non può essere chiamato soltanto a ratificare le decisioni già prese dall’azienda: oggi o domani non si deve tenere alcuna riunione del cda di via Lamarmora, prima dobbiamo parlarne in Aula». Non si placano, in Loggia, le polemiche sull’operazione Asm-Aem e il più duro è il capogruppo di Forza Italia Fausto Di Mezza che critica soprattutto lo scarso coinvolgimento delle istituzioni cittadine e della gente. «Una decisione di questa importanza non può non passare per il consiglio di domani. Anzi», chiarisce il segretario comunale degli Azzurri, «ci dovrebbe essere prima un referendum per chiedere ai bresciani se sono d’accordo». All’attacco anche il leghista Cesare Galli che si dice contento del fatto che «finalmente si spezzerà il cordone ombelicale tra la Loggia e via Lamarmora», ma nel contempo lamenta che «si sta discutendo di governance e concambio, mentre la vera questione è che nella nuova società la Loggia non avrà alcun controllo, ma una semplice partecipazione azionaria che fra qualche anno potrebbe diventare di minoranza anche sommata a MIlano». «E in tutto questo», incalza Galli, «non ci è ancora stata data risposta alle tre grandi questioni che avevamo posto: esistono delle garanzie sul fatto che le bollette diminuiranno? Questa operazione favorirà una vera concorrenza sul nostro territorio? Siamo davvero sicuri che sia giusto coinvolgere nella partita anche i rifiuti che, come dimostra l’esempio della Campania, non possono essere gestiti secondo una logica esclusivamente economica?».
Tra luci e ombre, invece, il quadro tracciato dal deputato – e presidente provinciale di An – Stefano Saglia. «Si tratta di una grande operazione per il Paese», spiega, «ma sarebbe bene che gli azionisti spiegassero ai cittadini quali benefici ne trarranno». Alla Loggia, quindi, Saglia suggerisce di prendersi un po’ più di tempo per decidere perché «l’urgenza è una necessità di Milano, mentre Brescia ha un orizzonte più ampio e non deve aver fretta di chiudere l’operazione ad ogni costo». Ma in qualsiasi caso – sottolinea l’esponente di Alleanza nazionale – «il momento giusto per la fusione, come ho sempre detto, era tre anni fa: quando Aem è entrata in Edison da sola e ne ha pagato le conseguenze trasformandosi in un gigante con i piedi d’argilla». a.t.

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