Chiesti due ergastoli

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    Il Pm Paolo Savio chiede il massimo della pena prevista: carcere a vita e primi tre anni di isolamento diurno per i due fratelli Vito e Salvatore Marino, accusati dell’omicidio dell’intera famiglia Cottarelli, Angelo, la moglie Marzenna e il figlioletto Luca, avvenuto il 28 agosto del 2006. Le aggravanti che hanno spinto il Pm a chiedere il massimo della pena sono la premeditazione, la crudeltà, le sevizie gratuite e i futili motivi alla base della spedizione assassina. La richiesta è giunta alle 17 di ieri, dopo una requisitoria durata 14 ore. Oggi toccherà alla difesa che ancora parla di inconsistenza delle prove, di estraneità dei due imputati, ex soci d’affari di Cottarelli. Ma le prove snocciolate dall’accusa sono tante, e paiono credibili: lo spostamento in automobile dei fratelli dal Sud al Nord (altre due volte erano venuti in aereo), il noleggio dell’auto, poi avvistata da testimoni, all’aereoporto di Linate, i tabulati telefonici e la chiamata all’892424 per sapere l’indirizzo dell’Immobiliare di Cottarelli, avvistamenti dei due fratelli il giorno della strage e, per finire, la mancanza di un alibi che spieghi la presenza dei Marino a Brescia. I fratelli, figli di Girolamo, ucciso dalla mafia Corleonese, si sentivano traditi del socio in affari bresciano che forniva loro la ditta necessaria per coprire loschi traffici e richiedere finanziamenti regionali e statali per milioni di euro. Al principio le cose andavano bene poi Cottarelli si è fatto incastrare dalla finanza perchè non versava l’iva, gli affari sono finiti e i fratelli si sono arrabbiati a tal punto da meditare la vendetta che però ha colpito anche la moglie e il figlio di Cottarelli, vittime innocenti.
    A.C.

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