Una brutta storia. Quindici cittadini nigeriani sono arrivati a Brescia il 18 agosto e per alcuni di loro di notte non c’è ora altro riparo se non le panchine nascoste di qualche parco non troppo controllato dalle forze dell’ordine. La loro vicenda parte da lontano, da quell’Africa spesso dimenticata dai media occidentali che vive quotidianamente tragedie inimmaginabili. Se ne sono andati dal loro paese a fine luglio, sono arrivati sulle coste di Lampedusa ai primi di agosto. Trasferiti nel centro di identificazione di Lamezia Terme in attesa dell’espulsione hanno giocato la carta della richiesta di asilo politico. La scelta sulla città nella quale richiedere l’asilo cade su Brescia, probabilmente perchè altri loro connazionali risiedono quà, e così vengono spinti su un treno con l’invito di presentarsi alla questura di Brescia una volta giunti in città. Arrivano il 18 agosto e vengono provvisoriamente ospitati nel dormitorio San Vincenzo, in contrada Sant’Urbano. Sono in attesa dei documenti che attestano il loro status di rifugiati, hanno in mano un foglio che attesta l’apertura della pratica ma ciò non è sufficiente a risparmiare ad alcuni di loro una notte in carcere dopo essere stati fermati, l’11 settembre, dalla polizia municipale. Vengono rilasciati il giorno dopo. Il periodo temporaneo di accoglienza presso il dormitorio finisce, alcuni, i più fortunati, vengono ospitati da amici e connazionali, altri sono all’addiaccio, non si sa fino a quando.
Au.Bi.