Cacciatori ai ferri corti

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    La caccia in Valle Camonica è una cosa seria. Un litigio per motivi legati all’attività venatoria è qualcosa che va oltre la semplice diversità di opinioni, può finire molto male. In alta valle è in corso una vera e propria diatriba tra chi caccia con i segugi e chi lo fa senza cani al seguito, in cerca di cervi e caprioli. Il livello dello scontro si sta inasprendo sempre più e nei giorni scorsi si è verificato a Temù un brutto episodio che rischia di far precipitare la situazione. Domenica mattina un cacciatore "segugista" è uscito con alcuni compagni per il primo giorno della nuova stagione venatoria e, il tempo di poche battute, ha dovuto interrompere l’attività perchè i cani non tornavano più. Dopo una ricerca difficoltosa il cacciatore ha ritrovato uno dei segugi, il maschio, steso al suolo con la bava alla bocca, deceduto. Le due femmine scomparse le ha ritrovate solamente il giorno successivo, lunedì, anch’esse a terra. Il cacciatore vittima dell’avvelenamento (pare non ci siano dubbi sulla volontarietà del gesto, anche se ancora l’Asl ancora non ha rivelato la causa della morte e l’eventuale sostanza responsabile dell’avvelenamento) senza troppi giri di parole se la prende con i "cacciatori nemici" che dalle minacce sarebbero passati ai fatti. Alla base della disputa ci sarebbe la convinzione che i cani disturbano la caccia di colori che non usano i segugi, allontanando le prede. Pochi giorni prima del fattaccio sarebbero addirittura giunte lettere minatorie anonime contro i cacciatori segugisti. Le lettere sono ora nelle mani dei carabinieri di Pontedilegno e Vezza d’Oglio che cercano di venire a capo della vicenda. Ognuno avrà le proprie ragioni, è auspicabile che si arrivi presto ad una soluzione. Certo è che tre cani sono morti, e la caccia in primo luogo dovrebbe essere una passione di chi ama la natura e la rispetta.
    A.C.

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