Serve un cambio di rotta

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    Zone artigianali, zone industriali, strade e ferrovie, alta velocità, centri residenziali e centri commerciali: nel corso degli ultimi dieci anni nella provincia di Brescia la superficie di terreno destinato all’agricoltura è diminuita del 6,59%. Avanti di questo passo non è difficile immaginare dove potremmo andare a finire, gli scempi del territorio sono sotto gli occhi di tutti, nella Bassa e sul Garda soprattutto, ma nessuno interviene, ogni comune è un mondo a sé che non vede al di fuori dei propri confini e si perde di vista la situazione generale. Un campo agricolo non è solo lo spazio di una coltivazione intensiva, non è solo una fonte di guadagno: è anche natura, verde, riveste funzioni paesaggistiche, è un luogo dove si rende visibile il trascorrere delle stagioni, dove il seme nasce, cresce e dà il frutto. Noi tutti veniamo dalle radici contadine, è un delitto non ricordarlo.
    Di fronte ai dati allarmanti dell’erosione degli spazi agricoli l’assessorato provinciale al territorio si sta muovendo: la legge regionale 12 del 2005 dice che ogni piano territoriale provinciale deve individuare le aree da destinare all’agricoltura in ogni comune; l’assessorato ha organizzato nei mesi scorsi nove incontri di programmazione con i comuni e le comunità montane della provincia con lo scopo di iniziare a definire le zone da preservare. Un grosso cambiamento rispetto al passato quando ogni area che non era industriale o artigianale o residenziale era definita agricola: ora il concetto è ribaltato e vengono espressamente definite le aree destinate esclusivamente all’agricoltura. Francesco Mazzoli, assessore provinciale al Territorio: «Ragionando in questo modo si passa da una semplice visione di tutela, che resta comunque fondamentale, ad immaginare gli ambiti agricoli come occasione per valorizzare tutto quello che gira attorno all’agricoltura e non solo l’aspetto produttivo». Gli incontri con le realtà territoriali proseguiranno, Mazzoli si dice convinto che «le scelte sull’equilibrio tra sviluppo e tutela di un bene non riproducibile come il suolo, spettano ai Comuni, all’assessorato al Territorio il compito di valutare se tali scelte siano coerenti con i limiti di sostenibilità».
    A.C.

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