Artisti si diventa

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    Lavorare il marmo è uno di quei mestieri legati proprio al territorio bresciano, zona nota anche a livello internazionale per le cave dove viene estratto il Botticino. Una circostanza che ha permesso di allevare alcune generazioni di marmisti, autori di veri e propri capolavori. La fucina di questi artisti è una scuola professionale fondata nel 1839 dall’architetto Rodolfo Vantini. Il marmo cangiante, richiesto dal mercato oggi come un tempo, non trova più chi sia disposto a infondere un soffio d’anima nella materia grezza per dare vita alle splendide decorazioni che abbelliscono numerose ville e palazzi.

    La  storica scuola Vantini di Rezzato inaugura, quindi, due nuovi corsi triennali che saranno attivati nell’anno scolastico 2009/2010 proprio per formare questi artisti in via d’estinzione. Per meglio conoscere l’Istituto e i suoi laboratori, la scuola ha previsto tre "open day" calendarizzati rispettivamente sabato 29 novembre dalle 13.30 alle 17.30, sabato 13 dicembre dalle 10.00 alle 17.30 e sabato 17 gennaio dalle 13.00 alle 17.30. Un’occasione per vedere e "toccare con mano" le opere d’arrte possibili dopo una paziente "bottega".

    Mi ha colpito questa novità  del panorama formativo bresciano perchè ho visto come può essere tornito un blocco di marmo e quali opere d’arte ne possono scaturire. Qualche anno fa il fotografo Gian Butturini aveva realizzato una bellissima mostra a palazzo Martinengo intitolata " La via del marmo". Una serie di scatti realizzati tra le cave di Botticino dove il bianco della pietra rifulgeva sulla pella nera dei molti lavoratori immigrati impiegati in quel luogo dall’ambientazione vagamente lunare. Ebbene, ho creduto che lavorare il marmo significasse sostanzialmente estrarre quegli enormi blocchi dal ventre della montangna. Non nascondo la sopresa che mi ha colto quando ho visto i lavori realizzati dai professionisti occupati nelle diverse cooperative del territorio bresciano. Ho visto uomini e donne, poche le donne a dire il vero, che si considerano operai, ma che sono artisti a tutti gli effetti. Sarebbe un peccato disperdere le conoscenze e la mestria dei marmisti bresciani a causa di qualche pregiudizio che, purtroppo, spesso avvolge ancora le scuole professionali.

    Federica Papetti

     

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