Debutta la Biennale di Odolo

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    Condurre l’arte nella fucina odolese di Pamparane. Con tale progetto trova compimento proprio in questa sorta di “cattedrale della fatica e del sacrificio” la celebrazione dell’ingegno e  della generosità del popolo valsabbino e debutta la  prima Biennale internazionale d’arte di Odolo. Un evento promosso dal Municipio della patria del ferro in collaborazione con la Commissione del Fondo Antonio Stagnoli, presieduto dall’imprenditore Pierluigi Leali e con il sostegno di altre numerose realtà istituzionali ed economiche della provincia bresciana.
    Arte e ferro, binomio quasi scontato anche nell’immaginario collettivo, diventa il leitmotiv della mostra che inaugura la prima edizione della Biennale. L’esposizione proietta nel futuro l’antica fucina che risale ad un tempo antecedente al XVIII secolo e che ospiterà fino al 3 maggio le opere dell’artista Antonio Stagnoli e le sculture dei fratelli Luciano e Ivan Zanoni.
    Gli artigiani del ferro odolesi hanno rappresentato i “padri” della siderurgia moderna e la memoria della loro tradizionale maestria nel forgiare il metallo e nell’innovare  per fronteggiare le crisi diventa il tracciato obbligatorio per celebrare la storia dell’intero popolo valsabbino. “ Valorizzare il Museo del Ferro di Odolo – ha ribadito nel corso della presentazione dell’evento alla stampa il sindaco di Odolo, Fausto Cassetti – significa rievocare storie di sofferenza, di sacrifici e di pesanti fatiche, perché questo museo è il luogo della memoria della gente di Odolo e  proprio nella fucina si coglie lo spirito orgoglioso e tenace di una stirpe capace di organizzarsi per vincere le sfide dei propri tempi”. Del resto è proprio nel cuore della Valle Sabbia che nasce la siderurgia di oggi e proprio a Odolo, nel 1950, gli imprenditori Nicola Leali e Alessio Pasini fondano I.l.f.o, un gruppo  composto da 32 soci su 900 abitanti. Numeri che testimoniano lo sforzo messo in campo dall’intera comunità per affrontare sfide economiche che hanno saputo rinnovare nel tempo l’arte del ferro e rispondere ai bisogni delle famiglie odolesi. .
    Il retroterra di valori che hanno accompagnato la scommessa di un Gruppo industriale come Ilfo rivive anche nelle finalità del Fondo Stagnoli, uno dei partner del progetto della Biennale, nato con la specifica finalità della promozione della cultura della donazione. “Con questa iniziativa –ha precisato Pierluigi Leali, il presidente della Commissione del Fondo – si è cercato d’incanalare in una struttura organica la grande generosità dei Valsabbini, da sempre attenti ai bisogni dei più deboli, per coordinarla in progetti duraturi e di più grande respiro”
    Riadattare, quindi, la fucina a cattedrale del lavoro e trasformarla in sede espositiva diventa la mission della Biennale internazionale di Odolo. Una scommessa che intende reinterpretare le antiche tradizioni artigiane nella prospettiva della ricerca estetica, approccio tipico, appunto, dell’arte.
    Nell’opificio donato da Dario Leali all’Amministrazione e teatro del debutto dell’evento, tradizione metallurgica e ricerca stilistica si contaminano riflesse nelle opere degli artisti protagonisti di questo percorso intitolato “Arte e poesia del ferro”. “Tutte e tre gli artisti – suggerisce Chiara Gatti, storica dell’arte – parlano di fuoco e le sensazioni visive evocate dalle tele di Stagnoli diventano tattili nella materia lavorata dagli scultori Luciano e Ivan Zanoni”.Nell’antica fucina di Pamparane rivive fino a maggio la storia del popolo valsabbino e dalla Valle Sabbia viene gettato il primo seme per un futuro all’insegna dell’incontro tra arte e ferro.
    La prima edizione di questa mostra sarà inaugurata ufficialmente il sabato 21 di marzo alle 17.00 alla presenza di tutti i protagonisti del progetto. Evento che sarà preceduto da un incontro di studio sul tema “Siderurgia, arte e industria”, previsto il 20 marzo alle 11.00 nella sala convegni di Brixia Expò nell’ambito della manifestazione “made in Steel”.
    Federica Papetti

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    1 COMMENT

    1. Ho insegnato Matematica nel 1973 ad Odolo,nella locale sezione staccata dell’ISTITUTO PROFESSIONALE MORETTI di Gardone VT,per congegnatori meccanici.Ero un giovane laureato che si stava dedicando all’insegnamento ed arrivava in una realtà dove tutte le teorie risultavano impotenti di fronte a studenti apparentemete ed esplicitamente svogliati ed assenti verso un pizzico di concentrazione intellettuale.Ricordo che non mi scoraggiai e trovai per loro alcuni metodi di calcolo,che,per la loro natura algoritmica e sequenziale,furono talmente efficaci da suscitare l’entusiasmo degli studenti:una combriccola di "paesanacci",e lo dico con affetto, da spaventar donne e bambini; casinisti e spavaldi come una ciurma di pirati. Un pomeriggio che rimasi ad Odolo,per scrutini,visitai il loro laboratorio dove si lavorava al tornio ed alla fucina.Rimasi stupefatto della abilità lavorativa e del rigore intelligente con cui tutti costruivano oggetti meccanici vari e ricambi di macchine in uso nella scuola.Successivamente,a lezione di geometria,stabilimmo di inserire progetti per costruire solidi vari,anche quelli a due falde, e vi assicuro che interesse e apprendimento furono totali e di gran livello.
      C’erano,in classe, veri artisti sul ferro da lavorare;fu un anno istruttivo anche per me che mi apprestavo a passare al LICEO, verso la Matematica più astratta.Oggi ricordo,sempre,i RAGAZZI DELLA VAL SABBIA che frequentavano la scuola di ODOLO:veri "buzzurri" dell’Italiano e dell’Inglese, grandi"capoccioni" sulla meccanica e metallurgia.Sempre pronti all’ARTE DEL FARE modellando ferro col tornio o col fuoco, con allegria sfrenata mista ad una attenzione,quasi nascosta, a quello che si faceva .Io li amavo e li amo ancora,nel ricordarli; figure svanite nei volti e nei nomi ma sempre presenti nel mio intorno; come tutti i miei studenti ,del resto.Era ora,cari odolesi,che la vostra ARTE DELLA FUCINA E DEL TORNIO fosse indicata e ricordata.I giovani LEALI,che quelli più Vecchi non ci saranno più, han fatto bene ad incoraggiare questo tipo di manifestazione che rivaluta,sul piano culturale,tutta una Valle. La mia permanenza didattica ad ODOLO fu una toccata et fuga che molto mi insegnò.

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