Nulla di fatto. Il progetto di «Italia Langobardorum (568 – 774 d. C.). Centri di potere e di culto», che mirava all’inserimento di alcuni importanti siti longobardi nella lista del Patrimonio Unesco, è stato rimandato. Non una bocciatura vera e propria, ma comunque una grossa delusione per chi sperava in un esito positivo della vicenda ed invece dovrà attendere un altro anno, o forse due, per un riesame.
Promosso e sostenuto dalla nostra città e altri 6 comuni (Cividale del Friuli, Castelseprio, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte SantAngelo), il progetto intrapreso dalla Giunta Corsini e portato avanti da quella di Paroli ha lasciato molto amaro in bocca all’assessore Arcai: «Quest’anno saranno pochi i siti che saranno inseriti nella Lista del patrimonio mondiale, per la grande stretta data dagli organismi consultivi dellUnesco, che non hanno ammesso alla valutazione del Comitato ben 11 siti dei 33 proposti dagli Stati membri. La candidatura è stata fortunatamente solo rinviata. I motivi sono ascrivibili verosimilmente da un lato alla complessità e ai notevoli aspetti innovativi che presenta questa nomination “seriale”, e dallaltro alla prima applicazione dei nuovi criteri di valutazione delle candidature seriali da parte dellUnesco. Da qui la necessità di un migliore equilibrio tra il prototipo Italia Langobardorum e le scelte di fondo Unesco renderanno probabilmente necessario un supplemento di documentazione per mettere in condizione lIcomos di valutare nel modo più confacente la rete dei beni proposti». E’ ancora presto per conoscere le motivazioni della (provvisoria) bocciatura, ma dalla Icomos, l’organo operativo dell’Unesco che stabilisce i criteri per le nomine al Patrimonio Mondiale, è emerso che anche il Capitolium potrebbe entrarne a far parte. Una notizia che in parte addolcisce il boccone amaro.
a.c.