Sale la produzione industriale

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    Nel mese di luglio la produzione industriale delle imprese bresciane ha registrato un ulteriore incremento, consolidando i risultati positivi di maggio e giugno, registrati dopo ben sette mesi di flessioni.

    Le prospettive a breve termine, tuttavia, rimangono molto incerte e orientate a un calo della produzione, anche a causa della chiusura degli stabilimenti durante il mese di agosto.

    In generale, la domanda interna resta particolarmente debole e quella proveniente dai mercati esteri non mostra una decisa inversione di tendenza rispetto ai primi mesi dell’anno.

    Queste, in sintesi, le indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale mensile condotta dal Centro Studi dell’AIB su un campione di 250 imprese associate.

    Ritornando ai dati di luglio, la produzione è aumentata più della media nei comparti: “abbigliamento”, “carta e stampa”, “maglie e calze”; ha avuto un andamento in linea con la media nei settori “meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche” e “meccanica tradizionale e mezzi di trasporto”, è rimasta su valori piuttosto stabili nei comparti: “agroalimentare e caseario”, “chimico, gomma e plastica”, “legno e mobili in legno”; è fortemente diminuita nei settori: “calzaturiero”, “materiali da costruzione ed estrattive”, “metallurgico e siderurgico”, “tessile”.

    L’andamento dell’attività produttiva per classi dimensionali di imprese ha evidenziato un incremento significativo per le imprese grandi e maggiori; un andamento positivo ma inferiore al dato medio per le imprese micro, medio-piccole, medio-grandi. Le piccole imprese hanno invece subito una flessione, sebbene piuttosto contenuta.

    La produzione in luglio è aumentata per 34 imprese su 100 (28 nel mese di giugno), non è variata per 45 (49) e diminuita per 21 (23). Le imprese soddisfatte dei propri livelli di attività, in rapporto alla potenzialità aziendale, sono il 6% e quelle insoddisfatte il 54%.

     

    L’utilizzo degli impianti riflette l’andamento dell’attività produttiva, con una quota del 29% di imprese che dichiara di averlo aumentato, del 46% di quelle che non lo hanno variato e del 25% di quelle che lo hanno diminuito. Il livello di utilizzo della capacità produttiva, rispetto al potenziale, è giudicato alto dal 6% delle aziende, basso dal 55% e normale dal 39%.

     

    Le vendite sul mercato nazionale sono cresciute per il 27% delle imprese, non sono variate per il 50% e sono diminuite per il 23%.

     

    Le vendite verso i Paesi UE sono aumentate per il 20%, rimaste invariate per il 57% e diminuite per il 23%; quelle verso i Paesi extra UE hanno subito variazioni positive per il 17% del campione, nulle per il 64% e negative per il 19%.

     

    Le giacenze di prodotti finiti risultano adeguate alle esigenze per il 72% delle imprese, alte per il 20% e basse per l’8%.

     

    Le scorte di materie prime risultano normali per il 72% delle aziende, alte per il 18% e basse per il 10%.

     

    La manodopera è rimasta invariata per l’85%, aumentata per il 2% e diminuita per il 13%.

     

    Le prospettive a breve termine sono per una flessione dei livelli produttivi; il 23% delle imprese prevede di diminuire la produzione, l’8% di aumentarla e il 69% di mantenerla stabile.

     

    L’utilizzo degli impianti è previsto in aumento dal 6% delle aziende, in diminuzione dal 22% e stabile dal 72%.

     

    Gli ordini dal mercato interno sono previsti in aumento dal 5% delle aziende, stabili dal 76% e in diminuzione dal 19%.

     

    Gli ordini dai Paesi dell’UE sono attesi in crescita dal 10% delle aziende, stabili dal 74% e in calo dal 16%.

     

    Gli ordini dai Paesi extra UE sono previsti in aumento dal 13% delle imprese, stazionari dal 75% e in diminuzione dal 12%.

     

    La manodopera è prevista stabile dal 76% delle aziende, in aumento dall’1% e in diminuzione dal 23%.


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