Arrivate le notifiche alla giunta. Ipotesi peculato

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Sono arrivate lunedì, in Loggia, le notifiche della Procura di Brescia con cui veniva ufficializzato che il sindaco Adriano Paroli e nove assessori su dieci sono ufficialmente indagati per peculato. Un reato penale che – in condizioni di particolare gravità, e non è questo il caso – può essere punito con una pena fino a dieci anni. Ma ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per depositare atti che li scagionino o per farsi ascoltare dai giudici prima che venga fissata l’udienza preliminare.

L’ipotesi investigativa è quella di aver utilizzato le carte di credito dell’ente per pranzi e cene senza aver adeguatamente giustificato il “fine istituzionale” delle stesse. L’ unico assessore non è iscritto sul registro degli indagati della procura è il leghista Massimo Bianchini, responsabile dello Sport, che non ha speso nemmeno un euro tramite la carta di credito nominale (o meglio: l’ha utilizzata per comperare un libro ed ha subito restituito la cifra al Comune).

Sulla vicenda, nei giorni scorsi, la Corte dei conti aveva stabilito che, sull’utilizzo complessivo di 49 mila euro, mancherebbero adeguate giustificazioni per 43 mila euro. Un atto a cui il sindaco Paroli aveva risposto annunciando che avrebbe rimborsato lui l’intera cifra per chiudere definitivamente la questione. Ma la reazione non ha convinto il Pd, che con una conferenza stampa è tornato a chiedere le dimissioni di Paroli e della giunta.

ECCO LE CIFRE DA RIMBORSARE SECONDO LA CORTE DEI CONTI:

Nicola Orto 9.553 euro, Giorgio Maione 9.177, Adriano Paroli 6.463, Paola Vilardi di 5.184, Andrea Arcai 4.242, Mario Labolani 2.702, Maurizio Margaroli 1.492, Fausto Di Mezza di 1.980, Fabio Rolfi 1.941, Claudia Taurisano 620.

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