Presidio contro la guerra in Libia: “Occupiamo le piazze per la pace”

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Presidio contro la guerra in Libia, oggi pomeriggio, dalle 15 alle 18, in piazza Rovetta. La manifestazione è stata indetta dal coordinamento “Se non ora quando?” di Brescia. Nel volantino si legge: “Occupiamo le piazze per la pace. Sì alla trattativa internazionale per un cessate il fuoco immediato rispettato da tutte le parti”.

Tra chi ha aderito anche la Cgil di Brescia che spiega la scelta con una nota:

“La segreteria della Cgil di Brescia valuta con grande preoccupazione la drammatica situazione in Libia” si legge nel comunicato. “In queste ore il comando dell’intervento militare è passato sotto il controllo Nato, ma questo non significa che le armi si fermeranno. È necessario fermare i bombardamenti, arrivare immediatamente ad un cessate il fuoco e che l’Onu intraprenda le iniziative politiche diplomatiche per una soluzione negoziata del conflitto. La segreteria della Cgil di Brescia, nel condannare i massacri di civili compiuti dal dittatore Gheddafi, rimane convinta che la difesa dei diritti umani e il sostegno a quei cittadini libici che si battono per la libertà e la democrazia si realizzano fermando la violenza e favorendo il negoziato politico ad ogni livello. È necessario che l’Onu garantisca effettivamente le condizioni per la difesa dei diritti umani della popolazione libica attraverso l’invio di osservatori, di una forza di interposizione e di aiuti umanitari.

In tutto il Medio Oriente migliaia di cittadini e cittadine scendono nelle piazze e si rivoltano ai regimi autoritari chiedendo democrazia e libertà. Tutte le nazioni e le organizzazioni internazionali, per poter essere credibili, devono sostenere queste lotte. Attraverso però un ruolo diplomatico e di embargo nei confronti dei dittatori, di sostegno economico e politico nei confronti di queste istanze di libertà. E non, come sta accadendo in Libia, con le armi e i bombardamenti. In questi giorni il ruolo dell’Italia ne sta uscendo fortemente screditato. Troppi i ritardi nell’iniziativa, e troppe le ambiguità passate a presenti. Altro avrebbe dovuto essere il nostro ruolo, per il fatto che l’Italia è la porta europea del Mediterraneo e per i rapporti storici che ci legano alla Libia. Il Governo italiano sta sfruttando in modo cinico l’emergenza umanitaria per smantellare definitamente il già carente sistema di accoglienza dei richiedenti asilo. Cinquemila immigrati vengono tenuti a Lampedusa in ostaggio, loro e gli abitanti dell’isola. Strumento di propaganda mediatica per nascondere il fallimento della politica del Governo, evidentemente nostalgico dei campi di detenzione del colonnello Gheddafi pagati con i soldi italiani. Altra è la strada da percorrere: da un lato garantire misure di protezione dei profughi, dall’altro predisporre (in Italia e in Europa) una dignitosa accoglienza di chi fugge dalla guerra e dalla miseria”.

 

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