Il tempo che invecchia e impreziosice i vini toscani, che tanto ama, non ha scalfito minimamente il suo talento e il suo carisma, finendo addirittura per rendere ancora più raffinata la sua voce calda. Sting non ha deluso. Se qualcuno temeva una esibizione accademica, fredda, un po’ distaccata, si è dovuto ricredere, e la prova evidente sono gli applausi scroscianti dei 3200 presenti di ieri sera in piazza Loggia.
Sting non ha deluso e non si è nemmeno risparmiato, non ha lesinato i grandi successi della sua lunghissima carriera, partendo da «Every Little Thing She Does Is Magic» fino a «Message In A Bottle», passando per «Englishman In New York», la magnifica «Roxanne», «Whenever I Say Your Name», «Why Should I Cry For You», «Fields Of Gold», «Every Breath You Take». Sting avrebbe molto da insegnare a tante presunte star poco più che ventenni, che con due o tre soli album all’attivo si presentano alla folla rifiutandosi quasi di eseguire le canzoni che li hanno resi famosi. Sting no, Sting li ha fatti tutti i brani per i quali è diventato "Sting". Certo gli manca un po’ del sangue rock, è stato tutto molto tecnico, molto razionale, ma non freddo. L’estro e la bravura dell’Ensemble Symphony Orchestra diretta da Sarah Hick sono il perfetto collante per la voce armoniosa dello Sting maturo visto ieri sera a Brescia.
a.c.