Verdi speranza a Botticino

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    di Alessandra Tonizzo – a Valle del Marmo, un anno dopo. Torniamo sui nostri passi, e troviamo una Botticino più sorridente, più speranzosa. In paese tutto sembra uguale, ma ciò che è cambiato non è palpabile tra le viuzze a picco e i verdi giardini, perché lo si legge negli occhi della gente. Nonostante i colpi della crisi, che ha costretto in ginocchio i calzifici, queste persone sanno di avere una risorsa in più: la resilienza, dote tipica di chi “si piega ma non si spezza”, forgiata da anni di isolamento, con le maniche da rimboccarsi e l’orizzonte chiuso da un monte – croce e delizia – che non permette vie di fuga. Questa comunità schietta strappa un sorriso anche sotto il feroce solleone, mentre sentiamo le vecchie generazioni chiamarsi ancora con epiteti d’altri tempi, segno di un campanilismo buono che rimane negli anni, nella storia. Qui resistono spuditù e maranù (rispettivamente, i residenti di Sera e Mattina), vivono placidi all’ombra del proprio uscio, giocano a carte sui banconi dell’oratorio – un calice di vino nostrano doc a fior di labbra –, forse inconsapevoli, sicuramente noncuranti, che la loro Butizì ha superato i limiti della propria atipica geografia. Canada, Stati Uniti, Giappone, Argentina…: tra il pregiato marmo e le preziose uve, questa landa parla di sé al mondo, con tutta la semplicità della sua gente.

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