Comitati che si oppongono al mega-macello di Manerbio: ecco perché

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(a.c.) E’ fissato per oggi pomeriggio l’appuntamento per tutti coloro che, coordinati dai comitati ambientalisti della Bassa Bresciana, si oppongono al progetto per la costruzione nella campagna di Manerbio di un mega macello per suini. I manifestanti si presenteranno alle 15 davanti alla sede della Provincia di via Milano in città (leggi la notizia), e ieri hanno diffuso un volantino dove spiegano i vari motivi della loro contrarietà al progetto. Eccoli:

IL COORDINAMENTO MOVIMENTI PER I BENI COMUNI DELLA BASSA BRESCIANA FACENDO SEGUITO AI VOLANTINI DISTRIBUITI A GENNAIO E FEBBRAIO RENDE NOTO AI CITTADINI QUANTO SEGUE:
 
ANCHE ASS.I.CA. (Associazione Industriali delle Carni) E’ CONTRARIA AL PROGETTO DEL MEGA-MACELLO DI MANERBIO!
Ecco ciò che è stato sostenuto dall’associazione facente parte di Confindustria:

1) IMPATTO SULLA FILIERA SUINICOLA REGIONALE E NAZIONALE
“Appare evidente che la realizzazione di un impianto di macellazione con una capacità potenziale di 50.000 suini alla settimana (2 milioni e 500 mila all’anno) modifica in maniera significativa il quadro produttivo su cui si basano sia le proposte per il tavolo di filiera delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna del 18 luglio 2011, sia la proposta di Piano di settore del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 29 luglio 2011.”

2) ALTRE REALTA’ PRODUTTIVE
“In Lombardia sono già presenti 5 realtà produttive che macellano oltre 11 mila suini la settimana, a cui si aggiungono altri 2 macelli medi. Si tratta di alcune delle realtà più avanzate dal punto di vista organizzativo e igienico-sanitario a livello nazionale, come dimostrano anche le autorizzazioni all’esportazione extra UE che detengono. Queste 7 realtà macellano circa 4 milioni di suini l’anno. Ovvero l’80% dei circa 5 milioni di suini abbattuti in Regione. La Lombardia, inoltre, ha oggi un patrimonio suinicolo di circa 4 milioni 800 mila capi, che rappresentano il 59% del totale nazionale (e Brescia è la provincia con il maggior numero di suini in Italia, con un patrimonio di circa 1 milione e 500 mila capi). Una densità produttiva, cresciuta del 25% negli ultimi 10 anni, che appare prossima alla saturazione, anche in considerazione delle sempre più stringenti norme legate all’impatto ambientale degli allevamenti (a partire dal decreto nitrati)”

3) MACELLAZIONE IN ROSSO ED ESPORTAZIONE DALL’ESTERO
“La pura attività di macellazione presenta da alcuni anni livelli di remunerazione negativi, per questo appare evidente che i suini necessari ad alimentare a pieno regime questo nuovo impianto di Manerbio dovranno provenire in maniera significativa da fuori Regione e, anche dall’estero. Ciò salvo che la Regione Lombardia non intenda favorire la chiusura di alcuni degli impianti maggiori oggi esistenti sul proprio territorio con la relativa riduzione dei livelli occupazionali (QUINDI I POSTI DI LAVORO PROMESSI DALL’ AMMINISTRAZIONE DI MANERBIO NON SAREBBERO AGGIUNTIVI MA PREVEDIBILMENTE MIGRATORI, n.d.r.). Una prospettiva di notevole impatto economico sulle province di Cremona e Mantova e comunque di complessa realizzazione, in considerazione del fatto che alcuni dei macelli maggiori sono di proprietà cooperativa degli stessi allevatori. In ogni caso, per alimentare un impianto da 50 mila suini alla settimana, è inevitabile prevedere l’arrivo nella provincia a più alta densità suinicola d’Italia di almeno 1 milione e mezzo di suini provenienti da altre Regioni e Paesi”.

4) AUMENTO RISCHIO SANITARIO
“Una situazione che comporta oggettivamente un aumento del rischio sanitario, legato alla movimentazione di animali spesso provenienti da Paesi con uno status zoo sanitario non paragonabile a quello nazionale.
E’ preoccupante il fatto che una eventuale introduzione o diffusione in un territorio come quello bresciano di malattie animali avrebbe un gravissimo e duraturo impatto su tutta la filiera. Agli immediati danni per gli allevatori della zona, e ai conseguenti aggravi per le finanze regionali derivanti dagli indennizzi, si aggiungerebbero blocchi e sospensioni nelle esportazioni dei prodotti di salumeria in molti paesi Extra UE. Sempre più spesso, infatti, i Governi di paesi terzi fanno uso strumentale delle misure veterinarie per introdurre barriere commerciali e, fatto altrettanto grave e spesso sottovalutato, l’eventuale ripetersi di queste problematiche rappresenta un pericolo costante anche per le nostre esportazioni di prosciutti crudi DOP, soprattutto in caso di diffusione delle malattie animali in regioni ad alta densità suinicola. Uno scenario che mette a rischio un fatturato di quasi 1 miliardo di euro. Nel biennio 2006/2007 ad esempio una grave epidemia di malattia vescicolare, con epicentro proprio nella provincia di Brescia, ha seriamente limitato per anni le nostre esportazioni in importanti mercati appena aperti” (tale epidemia ha generato costi per circa 37,5 milioni di euro di cui si è dovuta far carico la collettività).

5) PROBLEMA AMBIENTALE
“Per quanto riguarda l’impatto sul territorio, è sufficiente ricordare le problematiche connesse alla realizzazione di un macello di queste dimensioni in tema di smaltimento dei reflui e il relativo dimensionamento dei sistemi di depurazione, digestione della movimentazione dei circa 350 camion autotreni di suini la settimana, di trasporto della carne e delle enormi quantità di sottoprodotti e dei rifiuti da smaltire dal macello verso le rispettive destinazioni, ecc..”

6) ILLOGICITA’ DEL PROGETTO
“Non ha infatti alcun senso continuare a discutere sui tavoli di filiera di interventi di razionalizzazione e di aumento dell’efficienza dei vari anelli, di futuribili programmazioni produttive o di dettagli regolamentari se sfugge al confronto e all’analisi un evento che aumenterebbe in un colpo solo la capacità di macellazione nazionale del 20%.”

Coordinamento Movimenti Beni Comuni Bassa Bresciana
                                                               
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