Liberalizzazione vendite straordinarie, Confesercenti: “I saldi perdono di significato”

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Confesercenti si dichiara contraria alla liberalizzazione delle vendite straordinarie, a un mese dai Saldi di fine stagione. Il Consiglio Regionale nella seduta del 6 giugno, in via sperimentale per un anno, ha soppresso il divieto di effettuazione delle vendite straordinarie nei 30 giorni precedenti ai Saldi. Di seguito le dichiarazioni di Confesercenti sulla norma soprressiva:

È da considerare che tale divieto, per effetto dell’inizio dei Saldi al 7 di Luglio, sarebbe scattato proprio in questi giorni. La norma soppressa aveva lo scopo di mantenere la valenza dell’appuntamento dei saldi, evitando che con sconti e ribassi nei giorni precedenti tutto finisse in un indistinto “calderone”, con grande confusione per i consumatori. Ancora una volta, appaiono risibili le motivazioni addotte dalla maggioranza di turno, la quale ha approvato una norma che, invece di favorire il consumatore, finirà con l’agevolare ancora una volta le grandi catene, le sole in grado di sostenere il necessario lancio pubblicitario di simili iniziative. Confesercenti prende inoltre atto che la procedura seguita non ha consentito di attivare il confronto che in precedenti occasioni era stato assicurato. Infatti, solo nel corso dell’audizione del 30 Maggio – da noi fortemente richiesta e concessa nell’ultimo giorno utile – con la IV Commissione Consiliare del Consiglio Regionale, abbiamo potuto esprimere la nostra netta contrarietà ad un provvedimento che colpisce le piccole imprese del settore moda, in un periodo tra i più difficili della storia di questo paese. Dispiace pertanto dover constatare che da parte dell’Assessorato e delle forze politiche ed istituzionali lombarde, non si sia avvertita l’esigenza di tener conto di tutti gli interessi in campo. Le conseguenze ora ricadranno su migliaia di operatori commerciali, che saranno chiamati ad affrontare la competizione in un mercato senza quelle regole che la Lombardia aveva scelto di adottare per non penalizzare consumatori e piccole imprese commerciali del settore abbigliamento e calzature.

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