Ritrovamento di Franco Gaudiano. I sei giorni del mistero

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Un’avventura ai limiti del surreale, i cui contorni sono ancora tutti da definire, o sarebbe meglio dire, da capire. Capire perché Franco Gaudiano, insegnante e scrittore della Valcamonica, si sia allontanato dalla sua casa per rifugiarsi tra le montagne e vagare per cinque giorni, in evidente stato confusionale, cibandosi di erba e radici selvatiche. Ora l’uomo è ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Esine, le sue condizioni sono discrete, nonostante le due costole incrinate e qualche graffio sul torace. Ciò che resta un mistero è la ricostruzione di quei cinque giorni “Into the wild” nei quali, secondo la prima ricostruzione dei carabinieri, Franco avrebbe prima risalito la montagna da Darfo a Capo di Lago per poi spingersi oltre e raggiungere Anfurro e Colle di Vareno, il tutto senza seguire i percorsi tradizionali ma immergendosi nei boschi, tra i cespugli e i rovi. Avrebbe anche dormito poco, a causa del freddo pungente, e l’unico cibo ingerito sarebbero le radici selvatiche e alcuni funghetti che gli avrebbero provocato uno stato confusionale, quasi allucinato. Tant’è che l’uomo ha raccontato di aver sentito l’elicottero dei soccorsi e le voci dei soccorritori che lo cercavano ma di essersi dato alla fuga. Questo a tre giorni dalla scomparsa. Fatto ancora più strano, sembra che Franco nel suo peregrinare confuso ad un certo punto abbia raggiunto il comune di Onore dove ha fermato due motociclisti per chiedergli informazioni circa un posto dove poter dormire. I due, notando il suo stato confusionale, l’avrebbero caricato in moto e accompagnato alla stazione dei Carabinieri di Clusone dove Franco avrebbe taciuto a lungo la sua vera identità. Una ricostruzione della vicenda a cui è difficile oggi dare una spiegazione.

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