Allarme per gli scambi di foto e video a sfondo sessuale tra adolescenti. Il ‘sexting’ arriva anche a Brescia

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    Il nuovo fenomeno si chiama “sexting”, dalle parole inglesi sex (sesso) e texting (pubblicare testo), è considerato una vera e propria moda fra i giovani e consiste principalmente nello scambio di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il cellulare, e/o nella pubblicazione tramite via telematica, come chat, social network e internet in generale oppure semplici MMS. Il 20% degli adolescenti ha inviato queste immagini e il 40% le ha ricevute. Spesso tali immagini, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi alla persona ritratta nelle foto/video. Non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo, non voluto, ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell’identità sessuale del giovane.

    Inoltre un altro fenomeno collegato in crescita, è la ricerca di materiale sessualmente esplicito sul web. Esistono circa 2 miliardi di siti pornografici. Una possibilità di scelta infinita di immagini che può provocare nel giovane evidenti ripercussioni sulla sessualità agita, e in particolare sul rapporto di fedeltà al partner. 

    Per il sessuologo Maurizio Bini, Direttore del Centro Riproduzione e del Centro dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) presso l’Ospedale Niguarda di Milano, il 74% degli adolescenti maschi, e il 37% delle femmine di pari età, ricorre al web per fare sesso, vedere sesso, sapere tutto sul sesso o cercare un partner; un dato che colpisce e che molto spesso i genitori sottovalutano.

    Anche in Italia e a Brescia inizia a diffondersi il fenomeno del sexting. Dall’Indagine Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza condotta da Telefono Azzurro ed Eurispes (2011) su un campione di 1.496 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, emerge che un ragazzo su dieci (10,2%) ha ricevuto messaggi o video a sfondo sessuale con il cellulare, mentre il 6,7% ne ha inviati ad amici, fidanzati, adulti, persone conosciute e non. I ragazzi, inoltre, non sembrano essere consapevoli di scambiare materiale pedopornografico, che può arrivare nelle mani sbagliate, anche in questo caso con gravi conseguenze emotive per i protagonisti delle immagini e dei video, favorendo fenomeni come l’adescamento on line.

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    1 COMMENT

    1. Beh non c’è da stupirsi. Questi sono i risultati di quel falso e distorto concetto di libertà che abbiamo inseguito per anni perdendo di vista paroline da nulla come dignità, rispetto e amore

    2. Sarà mica anche perché nell’Anno di Grazia 2012 parlare di educazione sessuale a scuola è impossibile? C’entrerà qualcosa la pervasività della morale cattolica che propone solo modelli di comportamento anacronistici e, ovviamente, ignorati da giovani e meno giovani, ammantando ciò che ha a che fare con il sesso di quell’alone di "proibito" che, come ogni proibizionismo, ottiene effetti contrari a quelli voluti? Sarà magari il caso di interrogarsi sulla banalizzazione e sull’ignobile sfruttamento commerciale dei corpi, quelli femminili i primis? Si potrebbe pensare che, invece di sforbiciare compulsivamente la spesa pubblica si dovrebbero diffondere capillarmente servizi di ascolto, sportelli psicologici, iniziative educative nelle scuole e nei luoghi frequentati dai giovani?

    3. Caro Mario, ti assicuro per esperienza diretta che la chiesa è molto più aperta di quanto non si pensi all’educazione sessuale. Conosco oratori dove è al centro di incontri con gli adolescenti. A scuola e in famiglia, invece, è spesso un argomento tabù…

    4. Cara Luisa, non ho dubbi che la Chiesa sia attiva nel proporre la sua concezione di educazione sessuale a chi la frequenta per matura convinzione, su "spinta" dei genitori o, troppo spesso, per mancanza di alternative. Il problema è che, come ho scritto nel commento precedente, essa (legittimamente fintanto che si limita a farlo nel suo ambiente, molto meno quando lo fa per esempio nella scuola pubblica attraverso gli insegnanti di religione) propone modelli di comportamento conformi alla sua dottrina, con tutte le limitazioni molto difficilmente accettate e rispettate, basti pensare ai rapporti prematrimoniali, al sesso tra adolescenti o alle disastrose posizioni su omosessualità e contraccezione. Per questo penso che, invece di stracciarsi le vesti di fronte a comportamenti come quello oggetto dell’articolo, bisognerebbe diffondere capillarmente, a partire dalla scuola elementare, un’educazione laica e priva di pregiudizi, in grado di rispondere serenamente alle esigenze di ragazze e ragazzi, mettendo a disposizione servizi pronti ad affrontare in serenità le questioni relative alla sessualità.

    5. il 74% degli adolescenti maschi, e il 37% delle femmine di pari età, ricorre al web per…Quasi due maschi per ogni femmina.Qualcosa non torna. O le femmine sono più affamate?

    6. Mario il tuo discorso sulla chiesa è quantomeno discutibile già per il fatto che tu la tiri in ballo su un tema del genere. Se i giovani seguissero la "dottrina" come tu la chiami il problema non sussisterebbe. Secondo me comunque quella della chiesa andrebbe vista più come una filosofia di vita che come una dottrina. Il problema della chiesa semai è l’incapacità di divulgarne la bellezza, soprattutto ai giovani. Se siamo arrivati al sexting, comunque, è proprio grazie agli estremismi di quella cultura "laica e priva di pregiudizi" a cui accenni, che continua a fare una marea di disastri

    7. Caro Jo, se vuole sostenere che la Chiesa cattolica diffonde una cultura corretta e priva di pregiudizi sulle questioni sessuali, è ovviamente libero di farlo ma temo che la realtà la smentisca. Mi pare banale sostenere che se tutti si attenessero all’astinenza e seguissero alla lettera i precetti che, secondo la Chiesa cattolica rendono lecito il sesso, non avremmo alcun problema. La realtà, però, non si adegua ai desiderata vaticani. Quanto alle responsabilità, ti invito semplicemente ad osservare, nel nostro Paese, la pervasività dei messaggi ecclesiastici ed a confrontarla con le possibilità date di diffusione di cultura laica, nemmeno tanto "estremista". Tanto per cominciare, provi ad informarsi sulla proporzione tra, nella scuola pubblica e, pertanto, teoricamente aconfessionale, fra gli insegnanti di religione cattolici (che quindi diffondono il messaggio della loro confessione) e quelli laici o di altre confessioni: sarebbe sufficiente questo dato quantitativo a chiarire la distribuzione delle responsabilità circa i comportamenti della gioventù.

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