Terzo titolo della Stagione d’Opera del Teatro Grande, in cartellone il 2 e 4 novembre, sarà I Capuleti e i Montecchi, tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini che chiude il breve progetto in due parti sui melodrammi dedicati alle tragedie di William Shakespeare: la prima parte ha visto la messa in scena nella Stagione 2011 di Roméo et Juliette di Charles Gounod, opera che, allestita interamente a Brescia, ha ricevuto numerosi apprezzamenti di pubblico e critica.
Anche per I Capuleti e i Montecchi, che manca dal Teatro Grande dal 2005, il cast vocale sarà affidato, nei ruoli principali, ai vincitori del concorso As.Li.Co.: Damiana Mizzi sarà Giulietta e Romeo sarà interpretato da Florentina Soare.
L’allestimento che vedremo in scena nella Stagione 2012, è il progetto che ha vinto, per i ruoli di regia e scenografia, il concorso indetto da Opera Europa, la rete dei teatri d’opera europei. Il concorso European Opera-Directing Prize è rivolto a giovani registi d’opera di meno di 35 anni ed è giunto alla sesta edizione. Sam Brown (per la regia) e Annemarie Woods (per scene e costumi) sono stati i vincitori del 2011, premiati «per il miglior progetto di regia de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini» e selezionati tra 180 progetti provenienti da 25 diverse nazioni.
La direzione d’orchestra è stata affidata al Maestro Giuseppe La Malfa, vincitore a Spoleto nel 2007 del Concorso Internazionale “Franco Capuana” per direttori d’orchestra della Comunità Europea. Giuseppe La Malfa si è diplomato in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra. Ha collaborato, in qualità di assistente, con importanti direttori tra cui Renato Palumbo, Günter Neuhold, Stefan Anton Reck, Piergiorgio Morandi, Daniel Oren e Jonathan Webb.
Per entrambe le recite del 2 e 4 novembre sono ancora disponibili alcuni posti di platea e palchi in vendita in Biglietteria (orari: mar-ven 13.30-19.00, sab 15.30-19.00) e sui siti teatrogrande.it e vivaticket.it.
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NOTE DI REGIA di Sam Brown
I Capuleti e i Montecchi è un’opera che parla di lealtà, famiglia, amore e lutto. Protagonista una donna che vive da sola in un mondo di uomini, in un’epoca e in un luogo in cui le donne sono oggetti posseduti e venduti, senza diritti ed opinioni; un mondo in cui le donne passano dal padre al marito quasi come in una transazione finanziaria, nel cui scambio l’amore è assente.
L’opera si fonda sulla lotta cruenta tra due clan in conflitto: l’amore di Giulietta e Romeo avrebbe potuto essere l’occasione di porre fine a quel conflitto, riunendo le due famiglie, ma questa opportunità svanisce quando Romeo uccide in duello il figlio di Capellio, accecato dall’odio per i Montecchi.
Nel nostro spettacolo, abbiamo ricreato – i riferimenti fotografici sono i pregiati lavori di August Sander, Joakim Eskildsen e Cia Rinne – il mondo gypsy della Romania inizio ‘900, in cui le famiglie rom sono profondamente leali verso il proprio gruppo e fieramente aggressivi verso gli avversari. Lo spazio centrale è una sala costruita provvisoriamente dagli zingari per le celebrazioni religiose e i loro incontri. È uno spazio maschile, un mondo rurale di uomini in viaggio, spinti da piacere, lealtà, coraggio e onore. Il sipario si apre su una festa di addio al celibato, rude e chiassosa, in una notte caotica, con le unghie sporche e gli stivali da lavoro infangati. Non ci sono donne: solo Giulietta vagabonda, ignorata dagli uomini (ad eccezione di Lorenzo) che decidono per lei. L’enorme tavolo che riempie la sala è ora il banchetto festivo, poi il letto di Giulietta, infine la sua tomba. Come in una tragedia greca, gli eventi precipitano nell’arco di un giorno, dall’alba all’alba.