Via Cremona: bisogna tornare a unire le forze

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Nonostante i gravi episodi di cronaca che recentemente hanno colpito il quartiere, velando di tristezza lo sguardo degli abitanti, la popolazione sembra vivere bene, in una zona servita, dove non mancano punti di incontro. Resta sempre vivo il problema della viabilità.

 

 

di BRUNO FORZA – Via Cremona è scossa. In questo piccolo mondo racchiuso tra due rotaie i commercianti hanno poca voglia di parlare. C’è chi è affaticato da una crisi che è dura a morire, ma anche deluso da una politica cittadina che non sarebbe a misura d’uomo. E allora dire la propria opinione non serve più. Tempo perso. Tanto sono sempre quei pochi a decidere per tutti.

 

La via, comunque, è viva fino al tramonto, bella da passeggiare, ricca di negozi e servizi a due passi dal centro e impreziosita da uno degli oratori più attivi della città. I problemi, tuttavia, ci sono: viabilità, sicurezza e integrazione sono i più sentiti. Ma non è tutto. Negli occhi di chi vive qui c’è un velo di tristezza. Più profondo, più marcato. Le discussioni su economia, lavoro e viabilità – a confronto – sono bazzecole. I recenti fatti di cronaca hanno lasciato il segno, perché quando un padre si getta dalla finestra insieme ai due figlioletti è una sconfitta per tutti, è un dolore collettivo. E qualcosa di simile accade quando un altro uomo venuto da lontano accoltella suo cognato dopo una lite in famiglia. La parrocchia ha perfino messo uno psicologo a disposizione di alcuni residenti. 

L’ultima volta che eravamo passati da queste parti avevamo parlato con padre Antonio Oliveira Rocha. Era prossimo al ritorno in Brasile. Ci disse che la parrocchia di Santa Maria della Vittoria era il cuore pulsante di via Cremona, e che le chiavi per aprire la porta del futuro si trovavano lì. Le sue parole sono illuminanti alla luce di ciò che è accaduto: “L’oratorio permette di incontrarsi a persone che probabilmente non si sono mai rivolte la parola, ma serve una sinergia tra istituzioni, scuola e oratorio per favorire momenti di incontro, di crescita e di divertimento. Noi proponiamo tante iniziative, ma unendo le forze si potrebbe fare molto di più”. Una missione che, adesso più che mai, torna d’attualità. Fare comunità, trasformare una via in quartiere, legare a doppio filo le famiglie e coinvolgere adolescenti e giovani senza dimenticare gli anziani. In un contesto del genere la parola integrazione uscirebbe dal vocabolario. Non servirebbe più interrogarsi sulla convivenza tra italiani e stranieri, che in via Cremona come in tutta Brescia (a eccezione di poche realtà) procede a rilento.

Questa è l’emergenza reale, quella di una società che qui, come altrove, perde pezzi di identità e fa tremare i più deboli. Allora forse bisogna ripartire dalle persone, prima di pensare alle cose. Per piste ciclabili, parcheggi, vigili di quartiere e verde pubblico c’è sempre tempo. 

 

 

PASQUALE PITOZZI – Macelleria Pitozzi 

Com’è l’atmosfera in via Cremona?

“Pesante. La crisi si ripercuote su tutti e noi non siamo un’eccezione”.

Quali sono invece i problemi più sentiti da chi vive qui?

“Al primo posto metto la viabilità. I marciapiedi sono troppo grandi e le piste ciclabili assenti. Capita che i pedoni vengano investiti dalle biciclette. È pericoloso. Eppure ci sarebbe lo spazio per garantire una circolazione serena a entrambi. Il doppio senso, invece, è positivo sotto tutti i punti di vista”.

Qual è il pregio di questa via?

“Che è servita, non manca nulla e si vive bene, anche se mi piacerebbe vedere più presenza e più controllo da parte delle forze dell’ordine. Gli extracomunitari sono ben accetti se lavorano, ma ce ne sono alcuni che oziano tutto il giorno”.

 

DAVIDE ALBORGHETTI – L’arte di abitare 

 

Ci descriva via Cremona.

“È una zona tranquilla, si vive bene anche se negli ultimi tempi sono accaduti episodi di cronaca che definire bizzarri è poco”.

Capitolo immigrazione e integrazione.

“Non siamo via Milano o via San Faustino, ma nemmeno viale Venezia. Una via di mezzo. Diciamo che la popolazione della via è composta soprattutto da stranieri e anziani. Le famiglie con bambini sono poche”.

 

NICOLA – Bar Gelateria Carella 

 

La sua fotografia di via Cremona.

“Con il recente restyling ha acquistato valore. Giusto così perché è la via principale che conduce al centro da sud. Quanto agli abitanti il quartiere soffre un problema comune a tutta la città: i genitori invecchiano e i figli si trasferiscono nell’hinterland o in altre zone della città”.

C’è qualcosa che non va?

“Ci sono zone della città più calde, ma ognuno di noi deve fare il suo. Personalmente nel mio locale ho adottato una politica basata sulla professionalità e il rispetto. È fondamentale per non avere problemi e far convivere culture diverse”.

Richieste al Comune?

“Qui mancano i parcheggi e il cliente occasionale non c’è più. Per fortuna noi siamo attivi da oltre vent’anni e abbiamo un nome, per i nuovi è dura”.

 

VOCE AI RESIDENTI

Daniela – 46 anni

Un voto alla qualità della vita in via Cremona.

“Direi 7. Si possono fare acquisti a piedi e non manca nulla. È una zona vissuta e movimentata”.

Cosa cancellerebbe e cosa aggiungerebbe?

“Cancellerei qualche ausiliario del traffico troppo severo e aggiungerei qualche parcheggio in più”.

 

Matteo – 30 anni

Come vivono i giovani in via Cremona?

“Bene. Ci sono parecchi bar dove incontrarsi e fare un aperitivo in compagnia. Anche l’oratorio è molto vissuto ed è una realtà ricca dal punto di vista sportivo”.

Come procede l’integrazione con gli immigrati?

“Si stanno integrando soprattutto quelli con i bambini. Altri tendono a stare tra loro e a isolarsi. Ci vorrà del tempo. I negozi stranieri, però, sono frequentati da tutti”.

 

Anna – 60 anni           

Cosa non va in via Cremona?

“Quello che non va al giorno d’oggi. C’è una crisi di valori forte e i giovani si stanno perdendo nel vuoto. Quando ero ragazza io le priorità erano altre”.

Cosa chiederebbe al Comune?

“Più attenzione al sociale. La parrocchia è troppo sola”.

 

Piero – 71 anni

Com’è cambiata via Cremona nel tempo?

“È diventata più frenetica, trafficata e un po’ più anonima, però quando ti affezioni a un posto ci resti legato al di là dei cambiamenti”.

La cosa che le piace di più e quella che le piace di meno.

“L’aspetto più bello è la possibilità di trovare tanti amici all’oratorio con cui fare una partita a carte o semplicemente due parole. Quello più brutto riguarda i fatti di cronaca nera dei mesi scorsi. Fatti inspiegabili che colpiscono tutta la comunità”.  

 

 

 

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