Acli bresciane: dedichiamo la festa dei lavoratori alla tragedia di Dacca

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Sulla scia della campagna “Libera la domenica”, le Acli bresciane avevano  deciso di dedicare la “festa dei lavoratori” di quest’anno a quelle lavoratrici e a quei lavoratori che lavorano durante le festività, ma alla luce della tragedia immane accaduta nei giorni scorsi a Dacca, hanno deciso che il primo maggio sarà in solidarietà con  "quelle lavoratrici ed a quei lavoratori delle tante “fabbriche degli orrori” sparse per il mondo, dalle quali escono prodotti venduti in occidente per le più famose “griffe”."

 

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE

Siamo convinti che, come recita il paragrafo 319 del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, “cambiano le forme storiche in cui si esprime il lavoro umano, ma non devono cambiare le sue esigenze permanenti, che si riassumono nel rispetto dei diritti inalienabili dell’uomo che lavora” e riteniamo che l’apertura “indiscriminata” non sia la risposta più appropriata e corretta alla crisi economica, industriale, produttiva e, conseguentemente, occupazionale che ancora stiamo attraversando. Rispetto ad un anno fa, la situazione non è cambiata, anzi, se possibile si avverte un ulteriore senso di peggioramento e di immobilismo. Rimangono sul tappeto tutte le questioni a cui facevamo riferimento lo scorso anno in merito a donne e uomini, giovani o meno, disoccupati, precari, non garantiti, ultra quarantenni espulsi dal ciclo produttivo, lavoratori più pesantemente toccati dalla riforma pensionistica, “esodati”, ai tanti – troppi – lavoratori ed imprenditori che decidono di farla finita.Auspichiamo che il nuovo Governo, come è parso emergere dalle prime dichiarazioni del Presidente incaricato, ponga prioritariamente attenzione alla “questione lavoro” e che l’azione politica, andando oltre la solita logica di incentivi e detassazioni per l’assunzione di lavoratori, operi in un orizzonte ampio, considerando una molteplicità di fattori – quali costo dell’energia, peso di burocrazia e corruzione, certezza nei pagamenti della pubblica amministrazione e tra privati, difficoltà di accesso al credito, certezza dei tempi della giustizia – che sono ostacolo alla creazione di “buona” e stabile occupazione. La terribile tragedia avvenuta in Bangladesh ci fa sostenere, con forza, che l’impegno per garantire “buona” e stabile occupazione deve valere a tutte le latitudini e per tutti i lavoratori. Nell’era della globalizzazione, si avverte in maniera pressante la necessità di globalizzare diritti e tutele. Chiediamo al Governo italiano di adottare una mozione in merito e di adoperarsi sia in sede europea che alle Nazioni Unite perché vengano perseguite politiche che tutelino i lavoratori, con la previsione di sanzioni per chi trasgredisce i normali e più elementari diritti delle persone.  Invitiamo anche tutti noi, “cittadini-consumatori”, ad essere responsabili nelle scelte, favorendo chi persegue la via dell’etica, chi non sfrutta i lavoratori e non ricorre all’occupazione minorile.

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