Mille Miglia, Franchi (Marva): voglio una Freccia Rossa bresciana, nonostante le gelosie

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(a.t.) La Mille Miglia moderna, per certi versi, l’ha inventata lui. Per quasi un quarto di secolo, infatti, la “sua” Marva ha organizzato la kermesse facendola diventare un appuntamento fisso per i bresciani e portandola ben al di fuori dei confini della Leonessa. Poi, nel 2007, per Costantino Franchi sono arrivati i problemi. Prima la guerra di ricorsi e la gara per l’assegnazione persa contro l’Ati guidato da Casali. Poi le accuse di turbativa d’asta e, dopo tre anni, l’assoluzione piena. Ora, Franchi è un “semplice” appassionato d’auto d’epoca. Ma il suo è senza dubbio un punto di vista privilegiato sul passato, il presente e il futuro della Freccia Rossa.

Da qualche tempo a Brescia si discute dell’ipotesi di dar vita a una fondazione per tutelare il Marchio Mille Miglia. Che ne pensa?

Il marchio è di proprietà dell’Ac Brescia e il nuovo consiglio dell’ente deciderà in piena libertà cosa farne. Di certo – immagino – ogni scelta non potrà prescindere dal mantenimento del milione abbondante di euro che è stato versato negli ultimi anni nelle casse dell’ente di via Enzo Ferrari.

La garanzia potrebbe darla anche una fondazione. Prendendo in concessione il marchio, oppure acquistandolo e versando un bel gruzzolo nelle casse dell’Aci.

La Mille Miglia per Aci è la gallina dalle uova d’oro: vendere il proprio asset migliore non è decisione da poco. E francamente non ho le competenze tecniche necessarie per dire se il marchio si possa davvero vendere e se la fondazione possa distribuire utili ad Aci.

Ma se domani chiudessero l’Aci il marchio potrebbe finire per sempre a Roma…

Non mi pare un rischio reale. E comunque oggi la questione del marchio mi pare soprattutto un’altra. La Mille Miglia, come ogni evento, può vivere dei momenti di difficoltà e, in quel caso, la sua sopravvivenza sarebbe legata soprattutto al fatto che si siano compiuti o meno sforzi importanti sul versante del marketing. Il marchio vive solo se ha licenziatari importanti, come Chopard. In alcuni Paesi asiatici, per fare un esempio, molti sono convinti che Mille Miglia sia una marca di orologi: questo potrà cambiare solo se si trovassero licenziatari altrettanto importanti che investano veramente sul marchio.

Da osservatore privilegiato quale pensa che sia la soluzione migliore per il futuro?

A breve il commissario dovrà decidere se è possibile continuare con l’affidamento diretto alla 1000Miglia Srl o se è necessario un bando. Poi la parola passera al nuovo consiglio dell’Aci. La soluzione migliore, per me, è che la kermesse venga affidata a qualcuno che sappia farla crescere ancora. Non mi interessa molto se a farlo sia l’Aci o una fondazione. Ma da bresciano ammetto che non mi piacerebbe se la Mille Miglia finisse in mani straniere.

Considera la Freccia Rossa più italiana o bresciana?

Italiana, ma con una forte connotazione bresciana. Nella Leonessa della Mille Miglia si parla tutto l’anno. Perfino le proteste più eclatanti si fanno quando c’è la corsa.

Ma se domani si aprisse un bando per la gestione le verrebbe la tentazione di partecipare?

Ho un po’ di nostalgia, ma sto benissimo dove sono oggi.

E a un amico lo consiglierebbe?

Sì. Anche se lo avvertirei del fatto che un bresciano alla guida può suscitare molte gelosie.

C’è ancora la possibilità di fare business con le cifre attuali da versare ad Aci?

Per una persona ben introdotta nell’ambiente sì. Ma voglio sgomberare il campo dai dubbi e dalle illazioni: non parliamo di un business milionario. Diciamo che ce ne si può venir fuori guadagnando il giusto, se si lavora giorno e notte e si ha un po’ di fortuna.

Il mercato delle auto d’epoca invece come va?

Un tempo le auto d’epoca si acquistavano per pura passione e il valore economico era secondario. Oggi è cambiato tutto. Sono diventate beni d’investimento, come i gioielli: possono valere anche diversi milioni di euro e a trattarle sono spesso più investitori che appassionati. Questo, ovviamente, ha anche effetti sulla Mille Miglia: ai miei tempi le auto importanti si tiravano fuori dal garage, oggi molti proprietari non vogliono mettere a rischio beni così preziosi con una corsa.

Ma per la Mille Miglia è meglio allargare le maglie o renderla più esclusiva e ridurre i partecipanti?

Serve una giusta via di mezzo, anche se il territorio potrebbe trarre vantaggio da un aumento del numero dei partecipanti. Per la Leonessa, comunque, la priorità deve essere un’altra. Quanti bresciani, solo per fare un esempio, hanno visitato il Santuario della Via Crucis di Cerveno, che è una delle cose più belle della Val Camonica? Troppo pochi. Bisognerebbe sfruttare l’occasione della Mille Miglia per creare un percorso che valorizzi le tante realtà di valore che abbiamo e che oggi non sono adeguatamente pubblicizzate. Ma questo implica un investimento sul futuro che solo il pubblico può fare.

E torniamo all’esigenza di una fondazione…

La fondazione oggi mi pare più una provocazione che una possibilità reale. I soldi non ci sono. Né credo che un organizzatore, da solo, possa trovare le risorse aggiuntive per farlo. Ma la direzione deve essere quella. Dovremmo trasformare la Mille Miglia in un gran tour dell’Italia minore, che permetta agli stranieri di scoprire anche realtà diverse dalle più note città d’arte.

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1 COMMENT

  1. dire che una fondazione sta bene,ma oggi che la MilleMiglia fà la differenza sul valore delle Auto,un buon compromesso sarebbe quello di non consentire la partecipazione alla gara alle auto che non siano state iscritte ad almeno una MilleMiglia moderna..

    così chi vuole le deve togliere dal garage

  2. Certo i tempi del quartetto Franchi, Danieli, Palazzani e Lucchini sembrano oggi lontanissimi. Almeno tanto qaunto lo è la complessità del business legato alla Mille Miglia che oggi si può e si deve gestire con alcuni presupposti: dare lustro alla città, internazionalizzare la brescianità, rispettare comunque la tradizione motoristica, consentire un giusto ritorno economico all’indotto commerciale locale. Si puà fare, senza per forza evocare solo il ritorno di Casali.

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