Caso Scaroni, la Procura di Verona riapre il fascicolo e indaga sui video “spariti”

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Il caso Paolo Scaroni, tifoso del Brescia picchiato alla stazione di Verona al termine della partita con l’Hellas e disabile al 100 per cento da quel momento, non è ancora chiuso. Il primo grado di giudizio aveva assolto gli otto poliziotti della Celere accusati di essere coloro che hanno picchiato Paolo Scaroni, ma ora il tribunale di Verona ha deciso di riaprire il caso e di fare luce su quei dieci minuti del pestaggio «spariti» dai filmati della polizia.

Già, quei 10 minuti di buio sono la chiave per capire chi, e in che modo, è stato picchiato il tifoso del Brescia. E i giudici di primo grado non lo negano, anzi lo mettono nero su bianco nelle motivazioni dell’assoluzione. “L’impressione è che si sia inteso far perdere le tracce dello scontro in cui è ancor più degenerato l’intervento d’ordine con il mero esercizio irregolare, confuso e illegittimo della forza”, scrivevano i giudici del tribunale di Verona nelle motivazioni dell’assoluzione. Gli stessi giudici avevano poi spedito alla procura gli atti relativi al video fantasma “affinché verifichi le responsabilità per la mancata integrità delle riprese acquisite”.

Come riporta il Corsera di Brescia, ora il pm Maria Beatrice Zanotti ha aperto un fascicolo per indagare su quella che per la difesa è la prova principe del caso.

Dal canto suo però il legale di Paolo, l’avvocato Alessandro Mainardi, sottolinea: “Auspicavamo si procedesse in questo modo, ma sono già passati otto anni, il problema, adesso, è la prescrizione dei reati”.

Ma c’è ancora di più. Lo stesso Scaroni ha confessato al Corsera di aver deciso di avviare una causa milionaria nei confronti del Ministero dell’Interno, per “il risarcimento degli immani danni subiti, sia dal punto di vista fisico che economico”. A quanto pare lo Stato si sia fatto vivo con una proposta transattiva.

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