D’Annunzio, decolla la proposta d’acquisto di Venezia

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Si allontana l’alleanza con Bergamo. Nonostante le esplicite dichiarazioni in favore di una attenta analisi della proposta Sacbo, la società che gestisce lo scalo di Orio al Serio, da parte del presidente della provincia di Brescia Daniele Molgora e poi di Eugenio Massetti di Confartigianato (leggi la notizia), dalla riunione di ieri del cda della società scaligera è uscito un sostanziale appoggio alla proposta veneziana. I motivi sono da ricercare nella mancata presentazione di un’offerta economica da parte di Bergamo (anche se era solo rimandata in un secondo momento, con la promessa che sarebbe stata vincolante) e nella modalità di acquisto del semplice ramo d’impresa, senza la condivisione delle strategie commerciali con il Catullo. 

In una nota il cda veronese spiega che lo stesso "Ha preso atto del parere univoco predisposto dal tavolo di esperti indipendenti sull’entrata di un partner privato con una quota di minoranza in Catullo Spa, società con azionariato prevalentemente pubblico. Il presidente Paolo Arena ha illustrato le risultanze del lavoro dei tecnici, e ha ritenuto l’esito esaustivo per essere presentato ai soci". Circa la poposta bergamasca: "Si è preso atto che la proposta non contiene alcuna indicazione circa il possibile valore economico da impegnare, che non prevede alcuna partnership con Catullo Spa per lo sviluppo degli aeroporti e che propone esclusivamente l’acquisto di un ramo d’azienda, non corrispondente all’attuale struttura societaria con due concessioni inscindibili in capo alla Catullo".

Sulla questione è tornata anche Lemabiente, con il suo responsabile lombardo dei trasporti, Dario Balotta: "La Sacbo sà che prima o poi dovrà limitare i propri voli diurni e cancellare quelli notturni come imposto dalla sentenza del Tar sulla zoneizzazione acustica e dalle normative vigenti (DPR. 496-97). Anziché adoperarsi con trattative e offerte congrue per cercare lo scalo dove trasferire il suo traffico (Montichiari è il più vicino, è vuoto e non è circondato da case), si è fatta sbattere la porta in faccia dal Catullo di Verona offrendo l’acquisto del ramo d’azienda dello scalo di Montichiari. I veronesi, che tengono in freezer Montichiari da 13 anni, invece, avevano avviato una procedura di vendita del 35% delle quote della società per fronteggiare la crisi economica che stanno attraversando". 

Prosegue Balotta: "Con questa offerta la Sacbo rischia di perdere prima o poi il suo traffico perché non ha voluto gestirlo con altri scali. Con un ricco bilancio, in attivo da anni, sembra strano che non si trovino 25-30 milioni per una operazione industriale che assicurerebbe lo sviluppo della società, la sostenibilità ambientale e il futuro dell’azienda. Prima che il Catullo notifichi alla commissione Antitrust la proposta di acquisto del 35% della SAVE di Venezia e che i giochi siano fatti Sacbo dovrebbe rilanciare. Diversamente si assumerà gravi responsabilità gestionali e sociali verso gli azionisti e i cittadini".
(a.c.)

 

 

 

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